083. Il Caleotto, dove si onora la memoria - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Il Caleotto, dove si onora la memoria

Il luogo manzoniano per eccellenza in terra lecchese è senza ombra di dubbio la Villa del Caleotto, dove lo scrittore trascorre «una gran parte dell’infanzia e della puerizia e le vacanze autunnali della prima giovinezza». Al Caleotto fa ritorno anche più tardi, almeno fino al San Martino del 1818, quando vende a Giuseppe Scola tutte le proprietà in Lecco ereditate dal padre Pietro. Quest’ultimo scompare nel 1807, quando Alessandro ormai vive a Parigi con la madre, in Rue Saint-Honoré, dove lei si è trasferita dopo la dipartita dell’Imbonati. Il giovane, come ricordato, si innamora della mamma Giulia, che prima di allora ha visto poco, e di tutto quel che sta intorno a lei, amicizie, frequentazioni e via discorrendo. All’amico Pagani a Milano scrive che da ora in avanti desidera chiamarsi Alessandro Manzoni Beccaria. Se si guarda indietro vede giorni grigi e tristi, davanti invece gli si spalancano nuove e intriganti venture. È con questo stato d’animo che mentre è a Genova, in viaggio con Giulia, riceve la notizia: Pietro Manzoni sta molto male. Si dirige verso Milano, ma non arriva in tempo per vedere il padre ancora in vita. Non va a dare un ultimo omaggio alla salma, non si ferma neppure in città. «Pace e onore alle sue ceneri» scrive a Claude Fauriel, critico letterario francese, amico della madre, che eserciterà una forte influenza sulle sorti letterarie del Manzoni. Si ritira qualche giorno a Brusuglio. Don Pietro ha fato testamento: «Alla mia signora moglie lascio due pendenti di diamanti in contrassegno delle mia stima, e memoria che le porto». Ad Alessandro lascia i suoi beni, compreso il Caleotto. Nella cappella viene tumulata la salma del padre.

Giuseppe Scola, che undici anni più tardi subentra nella proprietà del palazzo, è un industriale serico che risiede a Vercurago, alle porte di Lecco. Lo scrittore, nei giorni precedenti il passaggio, si reca a villeggiare un’ultima volta al Caleotto. Dopo di allora non rivedrà più i luoghi. All’epoca la villa è ancora accompagnata da un grande appezzamento di terreno, coltivato a vigneto e a gelso, nutrimento essenziale per l’allevamento dei bachi da seta. Forse è questo il motivo che avvicina lo Scola al bene. Va comunque dato atto che lui per primo e poi i successori mantengono, almeno al piano terreno, l’aspetto originario degli ambienti e perfino molti mobili e arredi nella collocazione precedente. Nel 1885, a cent’anni dalla scomparsa di Don Lisander, sulla facciata collocano un lapide recante un testo di Cesare Cantù: «Alessandro Manzoni / in questa villa sua fino al 1818 / si ispirava agli Inni all’Adelchi / ai Promessi Sposi / ove i luoghi i costumi i fatti nostri / e sé stesso immortalava / la famiglia Scola / nel 1º centenario 7 marzo 1885 / a perpetuo culto pose / C. Cantù dettò». Dal 1940, in virtù di un regio decreto, Villa Manzoni è monumento nazionale. Dal 1963  è proprietà del Comune di Lecco e sede sia del Museo Manzoniano sia di una Biblioteca specializzata che raccoglie e permette di consultare migliaia di volumi riguardanti il territorio lecchese.

La villa presenta una struttura tipicamente neoclassica, sobria ed elegante, con una facciata scandita da modanature in arenaria. Adiacente  vi è il parco, molto più piccolo dell’originale, dal quale un tempo si accedeva al vasto fondo agricolo.

Il percorso espositivo, ristrutturato e ampliato nel 2019, si apre al piano terreno con più sale in cui sono conservati ed esposti molti ricordi legati alla vita dello scrittore: la culla, il corredo battesimale, stampe, alcune edizioni, i calamai, la famosa tabacchiera, il ritratto eseguito dal Molteni, mobili d’epoca. Il Fondo Manzoniano, all’interno della Biblioteca Specializzata, che è aperta alla consultazione degli studiosi previo appuntamento, custodisce tutte le edizioni originali delle opere manzoniane, le più importanti edizioni italiane e straniere de “I Promessi Sposi”, saggi critici di argomento manzoniano pubblicati dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri. Salendo per uno scalone si arriva alla galleria d’arte, dove sono esposti i lavori di artisti lombardi o che hanno lavorato in queste zone, quali Massimo d’Azeglio, Carlo Pizzi e Giova Battista Todeschini, nipote di Antonio Stoppani. A Villa Manzoni hanno sede anche la Fototeca e la Sezione Separata d’Archivio.

 

Museo Manzoniano

Via Don Guanella 1

Lecco

martedì 10 – 14

da mercoledì a domenica 10 – 18

museilecco.org