La tradizione vuole che questo stupendo concentrato di storia e di arte sia dedicato a San Marco quale riconoscimento di Milano verso Venezia per l’aiuto che quest’ultima offre contro l’avanzata distruttiva del Barbarossa. In verità le prime notizie certe che la riguardano risalgono al 1254. Fino al completamento del Duomo è la chiesa più grande in città e ancora oggi è la più lunga, sempre dopo la cattedrale. La facciata che oggi possiamo ammirare si deve al Maciachini, che nel 1871 riprende lo stile romano gotico impressole nel Trecento da Menclozzo. In un’atmosfera di rara suggestione si possono ammirare opere di artisti blasonati, quali il Battesimo di sant’Agostino del Cerano e la Disputa di sant’Ambrogio e sant’Agostino di Camillo Procaccini, sulle pareti laterali del presbiterio, e gli affreschi di Giovanni Paolo Lomazzo, artista milanese fortemente influenzato da Leonardo, conservati nella Cappella Foppa; decisamente ben conservato quello intitolato San Pietro e la caduta di Simon Mago. Nelle altre cappelle opere del Legnanino, Carlo Urbino e altri ancora. le più antiche testimonianze figurative si rintracciano nella cappella absidale di sinistra, un tempo dedicata a Santa Maria. Notevoli anche alcuni sarcofaghi qui custoditi, tra cui l’Arca di Martino Aliprandi in marmo.
Nella Chiesa di San Marco va in scena la prima esecuzione della celebre “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi, nel 1874, un anno dopo la morte di Alessandro Manzoni, al quale viene dedicata. Una prima domanda sorge spontanea: perché non in Duomo? Pare per una questione di acustica, quella di San Marco è ritenuta migliore. Il 22 maggio di quell’anno, la facciata viene parata a lutto con un grande stendardo d’oro sul quale spicca in nero una semplice epigrafe: “Ad Alessandro Manzoni – Commemorazione anniversaria”. Con queste poche, essenziali parole viene presentato l’avvenimento musicale più importante del tempo, destinato a restare nella storia. Accorrono autorità civili e militari, critici autorevoli dall’Italia e dall’estero e un pubblico incredibilmente numeroso. Si partecipa su invito e le cronache dell’epoca raccontano di una memorabile battaglia alle aderenze di ogni genere pur di esserci. La Messa inizia alle 11, fuori piove. L’esecuzione, affidata a un’orchestra di centodieci musicisti e a centoventi coristi, oltre i solisti che sono la Stolz, la Waldmann, il tenore Capponi e il basso Maini, suscita la più alta ammirazione. Giuseppe Verdi, con tutti i suoi capelli ancora neri, ma la barba già brizzolata, è oggetto delle maggiori curiosità. S’alzano tutti in piedi come lo vedono sul podio direttoriale. L’austerità religiosa, inconsueta della musica verdiana, la forza e l’accentuazione lirica destano uno stupore incredibile e una meraviglia attonita nonché ondate di commozione. Verdi adorava Manzoni seppure non sempre aveva condiviso la devozione cattolica e la rassegnazione cristiana. Del resto in vita il musicista conosce più i tormenti del dubbio che i conforti della fede. Ma nella “Messa da Requiem” ogni dubbio è messo da parte. Tre sere dopo, la Messa passa alla Scala. La prima esecuzione è ancora diretta da Verdi, le altre da Franco Faccio. Gli utili dell’incasso sono destinati al monumento a Manzoni. Accade a Milano, anno 1874.
Chiesa di San Marco
Piazza San Marco 2
Milano