056. In su lago di Como e in Valle di Trozzo - Grand Tour nel cuore della Lombardia

In su lago di Como e in Valle di Trozzo

Durante le escursioni nell’alta Lombardia, Leonardo è ospite di Marchesino Stanga, che a Milano abita in una casa sfarzosa davanti al Castello e possiede una sontuosa villa sopra il dosso di Bellagio. Figura influente alla corte del Moro – è il segretario ducale sovrintendente all’erario e provveditore all’annona – spesso è incaricato anche dei pagamenti agli artisti che lavorano per il Duca e dei quali ama atteggiarsi a protettore. In un foglio del manoscritto B di Francia appare una nota del maestro che accertaì la conoscenza tra i due: «addì 28 aprile ebbi da Marchesino lire 103 e soldi 12».

Ludovico il Moro affida allo Stanga complesse missioni diplomatiche e a lui si rivolge anche per incalzare pittori, scultori e architetti al suo servizio. Il 29 giugno del 1497 gli scrive queste poche righe: «item de solicitare Leonardo fiorentino perché finisca l’opera del Refitorio delle Grazie principiata». Milano attende il completamento del Cenacolo, ma come spesso accade il maestro è distratto da altri progetti. Dalla residenza di Bellagio, in compagnia di letterati e artisti, osserva le montagne e visita i luoghi rivieraschi, forse in qualche bel mese di maggio, il momento che egli stesso indica come il più propizio per questo genere di escursioni. «A riscontro a Bellagio castello è il fiumelaccio, el quale cade, da allo più che braccia 100, dalla vena donde nascie apiobo nel lago con inistimabile strepito e romore, questa vena versa solamente agosto e settebre». Questa nota suona come un’ulteriore conferma del soggiorno presso la dimora di Marchesino Stanga, che sorge in cima al promontorio e dalla quale effettivamente, guardando verso la sponda orientale del lago, si scorge Fiumelatte, singolare corso a intermittenza tra i più brevi d’Italia che invece non è possibile osservare dal borgo di Bellagio, essendo posto in riva al ramo di Como. Questa sorgente carsica, a poca distanza da Varenna, è nota anche per il fatto di essere intermittente. Difatti comincia a sgorgare quasi improvvisamente a primavera e con un flusso impetuoso e spumeggiante, che gli è valsa appunto la denominazione di Fiumelatte, per poi inaridirsi in autunno e rimanere infine asciutta per tutto l’inverno Dalle finestre della casa oppure dai belvedere distribuiti nel giardino che corona la villa, Leonardo contempla il vasto panorama circostante. Oltre alla cascatella bianca rimira il pittoresco borgo di Varenna sovrastato dal Castello di Vezio e alza lo sguardo sulle nude vette delle Grigne. Nel terzo passo valsassinese presente nel Codice Atlantico Leonardo cita la Valle di Trozzo, per noi oggi la Valvarrone, ricordando che «produce assai abeti e pini e larici; è dove Ambrogio Ferreri fa venire il suo legniame». Ferreri è il commissario generale degli approvvigionamenti ai tempi del Moro. L’annotazione è attenta alla natura, ma ugualmente all’economia dei luoghi. Leonardo ha un animo da artista, ma è pure ingegnere e architetto. Con rapide pennellate riassume nei suoi scritti tutte le risorse minerarie e forestali che la Valsassina offre alle enormi necessità del Ducato milanese.