Accanto al Resegone, montagna lombarda per eccellenza, «bellissima, nobilitata da fior di sesti gradi… il nume indigete dei Lombardi, che lo possono vedere tutti, quale che sia la loro contrada», secondo la prosa al solito ricca di iperboli di Gianni Brera, c’è il Monte Magnodeno, una grande muraglia che protegge ad oriente la città di Lecco e che cela alle sue spalle la val D’Erve scavata dal torrente Gallavesa. Ai piedi del Magnodeno c’è l’antico comune di Vercurago che insieme a Calolziocorte, Erve, Carenno, Monte Marenzo, Torre de Busi, Caprino Bergamasco, Cisano Bergamasco e Pontida forma il nucleo di paesi che fanno storicamente parte della Valle San Martino. Questa si sviluppa da nord, sulla sinistra orografica dell’Adda, e prosegue restringendosi, chiusa a sinistra tra le pendici del monte Albenza, che la separa dalla Valle Imagna, e a destra dai declivi del Monte Canto; oltre Pontida la valle si disperde poi nella grande piana di Almenno. Per anni i Comuni, in parte spettanti alla Provincia di lecco e in parte alla Provincia di Bergamo, fanno parte della Comunità Montana della Valle San Martino. Dal 2008 questa viene fusa con la Comunità Montana del Lario Orientale per costituire la nuova Comunità Montana Lario Orientale – Valle San Martino. Nello stesso anno Regione Lombardia riconosce l’Ecomuseo Val San Martino, creato l’anno precedente. Da allora l’Ecomuseo persegue l’obiettivo di valorizzare e promuovere il patrimonio culturale e ambientale di questa valle situata tra i territori di Bergamo e Lecco identificando e facendo conoscere i segni che il tempo, la natura e l’uomo hanno lasciato sul territorio. Mostre, interventi nelle scuole, pubblicazioni e molte altre attività stanno favorendo la crescita di una memoria storica nonché un sentimento di identità e appartenenza.
Il Gallavesa, che nasce sopra Erve, dopo avere attraversato il piccolo centro precipita a valle con un balzo di oltre 110 metri che scava un vero e proprio orrido prima di raggiungere il territorio di Vercurago. Il torrente è stato uno dei primi patrimoni comuni della Val San Martino ad essere studiato e valorizzato, riportando all’attenzione il fatto che per secoli ha fatto girare macine di mulini e ha concorso a far battere magli. Anche nel prosieguo della sua corsa, laddove segna il confine tra Vercurago e Calolziocorte, a lungo ha mosso pale, alimentato centraline di piccole officine e stabilimenti come la Pirelli di Vercurago e la Sali di Bario di Calolziocorte.
Attorno al Magnodeno in passato ha preso forma una “economia verticale” ricca di frutteti, gelsi, viti, campi di granoturco, castagneti che producevano quintali di “marroni” consumati dagli abitanti del posto o venduti sui mercati vicini o delle grandi città, boschi di frassini, noccioli. È la stessa economia che per secoli dà da vivere alle comunità della Val San Martino che stanno alle pendici del Monte Mudarga, delle Camozzere, dell’Ocone, del Monte Tesoro e di tutta la costiera dell’Albenza. Quelli che a un primo sguardo sembrano boschi folti e senza presenza umana in realtà nascondono resti di mulini, caselli, cascine. A partire dall’Ottocento il sistema agricolo verticale incontra le industrie della seta e del ferro e da questo legame con i fabbricanti di tondino nascono “le corde”: un sistema ramificato di cavi metallici, gestiti in modo comunitario, tesi nell’aria che dal primo Novecento consentono di portare a valle grandi quantità di legna da consumare o da vendere. Anche questi insediamenti, come mille altri su Prealpi, Alpi e Appennini, nella seconda metà del Novecento vanno incontro a un progressivo abbandono: i borghi si spopolano e i pascoli tornano a essere occupati dai boschi. Il crollo del mercato del legname, il deprezzamento delle castagne e il richiamo del posto sicuro in fabbrica sono tra le principali cause di questo fenomeno.
L’Ecomuseo, dotato anche di un Centro di Documentazione adibito a spazio per accogliere i visitatori e fornire loro informazioni turistiche e culturali, assume quindi oggi un ruolo centrale all’interno di un percorso volto a tutelare e promuovere le tradizioni e i valori della Valle San Martino nonché naturalmente il patrimonio di chiese, opifici, mulini, torri e collezioni. Diffuso in tutta la valle, ha il suo punto di raccordo nel Centro visitatori a Villa De Ponti, a Calolziocorte. L’edificio, che presenta gli elementi architettonici tipici dell’eclettismo di inizio Novecento con ancora qualche richiamo alle atmosfere liberty, è coronata da un ampio parco impreziosito da alberi ad alto fusto disposti intorno a un anello ellittico che delimita un grande prato. La villa sorge non distante dalla fabbrica Sali di Bario, avviata nel 1902 sulla spinta delle cave di barite attive in Valsassina e passata sotto il controllo di Luigi De Ponti e il figlio Gaspare dal 1908. Lo stabilimento, situato al di là della ferrovia, passato negli anni Settanta alle partecipazioni statali, chiude definitivamente nel 1998. Alcuni edifici originari, tra cui un palazzo a due piani con mattoni a vista, un alto corpo in laterizio, altri capannoni in mattoni e la ciminiera impostata sopra un corpo a torre cilindrico, sono tuttora visibili dalla terrazza della villa che i De Ponti abitano fino agli anni Settanta del secolo scorso. È soprattutto il capofamiglia a risiedere a Calolziocorte, ma nel periodo estivo, fino alla riapertura delle scuole, anche il resto della casata si trasferisce qui da Milano. Negli anni Novanta, la Comunità Montana Lario Orientale – Valle San Martino acquisisce l’immobile e destina lo spazio verde a Giardino Botanico. Quest’ultimo ospita in un ettaro di superficie circa cinquecento specie vegetali differenti, tra autoctone ed esotiche, spontanee e coltivate, quasi tutte denominate, compresi alcuni esemplari ormai secolari. Aperto al pubblico, nei momenti migliori il Giardino Botanico offre belle fioriture, possibilità di passeggiate e soste rilassanti, occasioni per apprendere aspetti più o meno noti e curiosità sul fantastico mondo delle piante. Oggi lo spazio è al centro di un importante progetto didattico educativo, ma grazie ai pannelli esplicativi presenti è possibile godere delle sue bellezze anche mediante un percorso autoguidato.
Sempre a Calolziocorte, sulla riva sinistra dell’Adda, ai margini della Valle San Martino, sorge il vecchio convento dei Servi di Maria con la chiesa della Vergine del Lavello. Qui un tempo la rapida corrente rallenta la sua corsa, consentendo di passare a guado da una sponda all’altra del fiume. A difesa di quel passaggio, verso l’anno mille, è posto un castello. Accanto ad esso sorge la chiesetta di San Simpliciano che successivamente prende il nome di Santa Maria. Il castello viene distrutto nel Trecento e il secolo seguente in luogo della piccola cappella è edificata una chiesa più grande. Nel 1510 i frati iniziano la costruzione dell’odierno convento. Recenti lavori di restauro e conservazione
hanno riportato alla luce lo splendore di questo suggestivo monumento religioso, che ai giorni nostri si trova lungo la ciclopedonale dei laghi di Garlate e Olginate e costituisce una delle mete turistiche del percorso internazionale chiamato “Cloister Route”.
Giardino Botanico di Villa de Ponti
Via Attilio Galli 48/a
Calolziocorte
ecomuseovsm.it
Ecomuseo Val San Martino
Centro Visitatori
Centro di Documentazione
Via Attilio Galli 48/a
Calolziocorte
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Fondazione Monastero di Santa Maria del Lavello
Via Padri Serviti 1
Calolziocorte
monasterodellavello.it