030. Crespi d’Adda: un villaggio per l’Umanità - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Crespi d’Adda: un villaggio per l’Umanità

Proseguendo poco più avanti dell’incile, dall’altra parte del fiume, si scorge il villaggio operaio di Crespi d’Adda, entrato nel 1995 a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Avviato dal 1875 dall’industriale del cotone Cristoforo Benigno Crespi, sull’esempio delle company towns inglesi, è uno dei luoghi più suggestivi dell’intero corso dell’Adda. Aggirarsi per le strade del villaggio industriale significa toccare con mano il sogno utopico di una città ideale, progettata e costruita secondo la visione di un imprenditore illuminato, nata al servizio di una fabbrica tessile e giunta pressoché intatta fino a noi. L’impostazione è in qualche modo guidata dall’ossessione per il bello, che non si limita al prodotto ma si declina anche nei luoghi del lavoro. Negli anni in cui lo stabilimento dà lavoro a migliaia di operai, arrivare a Crespi significa lasciare un mondo fatto di cascine fredde e umide, latrine in comune e panni lavati nell’acqua gelida dei fiumi, e trovare case riscaldate, lavatoi con acqua calda, corrente elettrica in ogni casa e i primissimi telefoni. È come entrare in un altro mondo. La centrale idroelettrica che Crespi costruisce accanto alla sua fabbrica è un edificio paradigmatico: parquet al pavimento per migliorare l’acustica e favorire la trasmissione dei comandi, decorazioni in ferro battuto, pareti decorate. Tutto l’ambiente è concepito come una sorta di cattedrale del progresso, pronta a celebrare il culto della scintilla elettrica che scocca dalla forza dell’acqua e mette in moto l’industria.

Quello che ci rimane è un borgo bello, perché pensato e costruito in modo unitario, secondo un’urbanistica razionale, con un cardo e un decumano a spartire perpendicolarmente i luoghi del lavoro e la zona residenziale, caratterizza dai villini dei dirigenti e le casette operaie, la piazza del mercato e la chiesa, e infine, in fondo a un bel viale alberato, solitario, il cimitero. Costruzioni in mattone a vista, ceppo, pietra, intonaco decorato, colori ocra, rosso e bianchi. Un repertorio degli stili propri dell’eclettismo di fine Ottocento: neogotico lombardo, neoromanico, ma anche Art Noveau e Art Déco.

Crespi d’Adda è anche il primo paese in Italia a possedere una linea telefonica a lunga distanza e ad avere l’illuminazione elettrica pubblica. Silvio Crespi, il figlio di Cristoforo Benigno, integra largamente il progetto iniziale del padre: costruisce l’ambulatorio, l’asilo, la scuola, il supermercato, la piscina, il cinema/teatro, la pineta per le passeggiate, il campo sportivo. Ogni aspetto per una vita quotidiana confortevole trova una risposta all’interno del villaggio.

Questo connubio tra ingegno e bellezza, tra arte e ingegneria, è una costante sulle sponde dell’Adda nel corso dei secoli. Leonardo da Vinci si occupa per anni del fiume con l’intento di risolvere la questione della navigazione dal lago di Como alla città di Milano, studiando e schizzando sul suo quaderno di appunti anche dettagli della natura, delle rocce e delle rapide, ricordandosi poi di questo paesaggio nelle sue opere pittoriche più famose. È lui a indicare, già mezzo millennio fa, la particolare via per raggiungere l’eccellenza che non solo contraddistingue l’Adda e le sue genti, ma che a buon diritto può essere considerato l’essenza di quanto Milano e la Lombardia continuano ancora oggi a rappresentare per il mondo intero: ingegno e creatività. Oggi il Villaggio si offre per visite guidate a gruppi e scolaresche con partenza dall’UNESCO Visitor Centre, dove è allestita una mostra fotografica, si trova un bookshop ed è possibile noleggiare bici.  

 

Villaggio operaio di Crespi d’Adda

Crespi d’Adda

Capriate San Gervasio 

crespid’adda.it