Storici, letterati e poeti famosi decantano nei secoli i dintorni del Naviglio della Martesana, dal Cantù al Manzoni. Due autori meno conosciuti però ci offrono memorie intense. Il primo è Luigi Medici, avvocato con la passione per la poesia che negli anni Venti del Novecento compone “Mi sont la Martesana”, le cui rime sono rimaste per anni nel cuore delle genti che abitavano intorno alle sue sponde: “Mi sont l’acqua manzoniana che ven giò dal Resegon, el sent no che odor de bon de Brianza bonna e sana?! … Sont on brasc de l’Adda veggia de quell ramm del Lagh de Comm… Mi sont la pussee fresca acqua nostrana, che sa de fen, lombarda, manzoniana, nassuda dai nost mont, tutta ambrosiana, Mi sont la Martesana!”.
L’altro è Davide Bertolotti, un nome che ai più dice poco sebbene sia stato uno scrittore di successo tra i suoi contemporanei. Torinese, autore di romanzi, tragedie, novelle, versi e poemi, nel 1821 pubblica un curioso e piacevole libretto intitolato Viaggio al lago di Como. Nella prima parte descrive l’itinerario che, dalla porta di Oriente, la stessa da cui sembra essersi diffusa la terribile epidemia di peste del 1630 e Renzo Tramaglino compie il suo ingresso a Milano e la sua fuga verso Bergamo ne I promessi sposi, raggiunge le sponde dell’Adda. Oggigiorno il panorama è cambiato radicalmente, soprattutto nella parte urbana, tuttavia è ancora possibile procedere passo dopo passo lungo il medesimo percorso per rendersi conto di quel che è rimasto delle “strade maestre”, dei “canali dalle azzurre acque”, delle “macchie di boschi” e della “campagne piene di viti e di gelsi”. Un tempo, usciti dalla porta s’incontrava un bel viale di pioppi che conduceva verso Loreto, da dove si piegava per ritrovarsi in breve in riva al naviglio. Da quel punto in avanti, allora come adesso, si procede seguendo “la strada per cui coll’alzaia tratte sono le barche”. Ai tempi in cui scrive il Bertolotti, una continua ombra ingentilisce le rive da Gorla a Crescenzago, villaggio “elegante e ridente”. “Da un lato è la magnifica strada postale, fiancheggiata dalle siepi delle verdeggianti campagne. Nel mezzo scorre maestoso il naviglio e sull’altra riva siedono eleganti casini, posti con euritmia quasi in eguale distanza e circondati da giardini, tra i quali riguardevole è l’ultimo, ove il naviglio prende a girare. La veduta di Crescenzago, non ingrato argomento al pittore paesista, annunzia al forestiero le vicinanze di un’opulenta città”. Dal Lambro si avanza dunque fino al ponte di “Vicomodrone”, dove un altro filare di pioppi torna a ombreggiare la riva sinistra. Giunti a “Cernuschio”, la strada si fa ancora “più spaziosa e piacevole ed ombreggiata. Bellissime praterie ti si stendono a destra, abbellite da superbi filari di pioppi e di salici, ed a manca hai campagne coltivate a cereali e piene di viti, di gelsi e di alberi che danno frutta”. A Cernusco, “magnifica sopra le altre sorge la Villa Alary”. Alle quattro pomeridiane, il Bertolotti giunge a Gorgonzola, dove scorge “L’antico e or ristorato campanile della Canonica”. Quando il sole comincia a declinare, riprende il cammino per toccare Fornaci e Inzago, dove il naviglio scorre “fra sponde agresti, frastagliate e boscose, somigliante ad un fiume”. E prima che la notte cominci a imbrunirne le acque, frettolosamente perviene a Cassano. Così, con un linguaggio semplice e piano, a tratti romantico, altre puntuale, ci vengono restituite scenografie di città e campagne in larga parte scomparse.
Clicca qui per vedere l’itinerario della pista ciclabile della Martesana