015. Il Cavallo di Leonardo a San Siro - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Il Cavallo di Leonardo a San Siro

All’ingresso del Piazzale dello Sport a Milano è ubicata una delle statue equestri più grandi al mondo: il Cavallo di Leonardo. Le dimensioni sono impressionanti: sette metri di altezza, dieci tonnellate di peso, due metri circa l’altezza del basamento. L’idea si deve a Charles Dent, un pilota statunitense nonché collezionista d’arte, fondatore della Leonardo da Vinci’s Horse Foundation (Ldvhf). Tramite una raccolta fondi protrattasi per quasi quindici anni, Dent riesce a raccogliere circa 2,5 milioni di dollari, la somma necessaria per realizzare l’imponente statua. Dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1994, la guida della Ldvhf passa al proprietario di una catena di supermercati del Michigan, Frederik Meijer, che non abbandona l’impresa. L’opera viene affidata alla scultrice Nina Akamu, che per eseguire il lavoro si ispira ai disegni originali di Leonardo da Vinci. Dopo un primo modello di circa tre metri di altezza, realizza quello definitivo in argilla, alto quasi otto metri, utilizzato per creare i calchi per la fusione del bronzo. Una volta terminato, la Ldvhf decide di donare il Cavallo alla città di Milano, a condizione che sia esposto in una località gradita e in grado di garantire la sicurezza della statua. Tra i vari siti proposti, la Fondazione sceglie l’Ippodromo di San Siro. Diviso in sette parti, il Cavallo arriva nel capoluogo lombardo nell’autunno del 1999: il sogno di Leonardo prima e di Charles Dent poi si realizza nel settembre dello stesso anno quando, dopo avere saldati insieme i pezzi, la statua è posta all’ingresso della tribuna secondaria dell’Ippodromo.

 

La vera storia del Cavallo di Leonardo, tra grandezze e illusioni

Quando il Moro commissiona a Leonardo un monumento equestre in memoria di suo padre Francesco, pone una sola raccomandazione: dovrà essere grandioso! L’artista risponde promettendo che non sarà solo monumentale, ma supererà tutte le statue equestri, antiche e moderne. Leonardo è intenzionato a creare qualcosa di rivoluzionario a partire dalle movenze del cavallo. Resta giorni interi nelle scuderie ducali col preciso intento di studiare dal vivo l’anatomia e i movimenti delle bestie. Ma nonostante l’entusiasmo e la dedizione, il progetto si rivela più complicato del previsto. E difatti avanza molto lentamente. Pare che a un certo punto il Moro si stanchi di attendere e scriva al Magnifico per ricevere il nome di un altro artista a cui affidare il lavoro. Lorenzo risponde senza esitazioni: nessun altro potrà realizzarlo meglio di Leonardo. Nel frattempo lui ha abbandonato l’intuizione iniziale. Non pensa più di scolpire un cavallo nell’atto di impennarsi e abbattersi sul nemico, ma passa all’idea di modellare un animale al passo. Per non deludere le attese, però, il monumento è riconsiderato in forme ancora più colossali delle precedenti. Dentro l’officina di Corte Vecchia si cerca il modo di fondere una quantità di metallo così grande. Leonardo richiama Tommaso da Peretola, un garzone tuttofare che ha già lavorato per lui e che ha l’abitudine di atteggiarsi a indovino, per tale motivo tutti lo chiamano Zoroastro. È specializzato in applicazioni metallurgiche. Appena il maestro lo vede all’opera, si convince di aver trovato la soluzione.

Quando i lavori per la statua equestre sembrano ormai avviarsi a conclusione, ormai sono trascorsi anni dall’avvio dell’avventura, un modello di argilla alto dodici braccia viene esposto nel grande cortile di Corte Vecchia. Tutti a Milano parlano del gran colosso e si formarono lunghe code per ammirarlo. Manca solamente la fusione, ma proprio nel momento in cui tutto è finalmente pronto il progetto naufraga definitivamente. Nuovi venti di guerra giungono da Oltralpe: il re di Francia, Carlo VIII, sta preparando la spedizione contro il regno di Napoli. Tutti gli Stati potenzialmente coinvolti dalle ostilità si organizzano; c’è chi restaura le fortificazioni e chi fabbrica nuove armi per essere pronti a fronteggiare il passaggio dell’esercito francese sui propri territori. Il duca di Ferrara, Ercole d’Este, fa sapere al Moro di avere un maledetto bisogno di metallo per fondere nuovi pezzi di artiglieria. E siccome Ludovico ha con lui un cospicuo debito, e soprattutto deve allontanare da sé i sospetti di una presunta combutta con Carlo VIII, decide di donare agli Estensi tutto il metallo messo da parte per la statua in memoria di suo padre.

 

Cavallo di Leonardo

Piazzale dello Sport 6

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