«Nella campagna una ragione antica». Così scrive Carlo Emilio Gadda in Terra Lombarda, breve prosa pubblicata nella raccolta del 1943 Gli anni. L’espressione Lombardia per secoli evoca la perfezione di una civiltà contadina che sa trasformare un pantano in un giardino e la cascina è «il primo nucleo giurisdizionale imposto alla terra lombarda da una «necessità» intrinseca alla gente: il lavoro». Gadda è un fedele lettore e un appassionato cultore del Manzoni, nei suoi libri sono tanti i riferimenti alle opere di Don Lisander. Ad entrambi, Manzoni e Gadda, ci si riferisce con l’appellativo di gran lombardi. E sempre Gadda scrive nel 1939 un tributo impeccabile a Leonardo da Vinci. Il testo, La «Mostra leonardesca» a Milano, poi incluso nella raccolta del 1964 Le meraviglie d’Italia, ha un impetuoso incipit: «Avvicinare Leonardo! Ci troviamo, davanti a lui, come alla sorgente stessa del pensiero».
E allora non c’è modo migliore di chiudere il Grand Tour se non con le parole di Carlo Emilio Gadda e con un ultimo excursus fra un altro patrimonio custodito dentro il Parco Reale di Monza, magari meno appariscente di altri ma ugualmente prezioso, quello delle cascine e dei mulini. Partiamo da questi ultimi, che sono tre. Nei pressi della Villa Mirabello si trova il Mulino del Cantone, ristrutturato attorno al 1840, durante gli interventi dell’architetto Giacomo Tazzini, chiamato a curare interventi di ristrutturazione e integrazioni a ciò che ha progettato il Canonica. Tazzini dà vita a una struttura dove si mescolano elementi neoclassici e romantici, caratteristica è la torre merlata. Risalendo il fiume in direzione nord si incontra il complesso noto come i Mulini Asciutti. È il solo all’interno del Parco monzese che conserva ancora una ruota a pale in grado di funzionare e la sala delle macine con gli antichi ingranaggi. Poco distante c’è la cascina Mulini San Giorgio, composta da due edifici simmetrici a pianta quadrati, con torretta centrale, separati dalla roggia Molinara che un tempo muove le pale; persa la funzione originaria, oggi la struttura ospita un allevamento di bovini.
Torniamo nei dintorni di Villa Reale, tra il parcheggio e la residenza si incontra Cascina del Forno, detta anche Fornasetta per la presenza di un antico forno con camino. L’edificio di fine Settecento, che subisce consistenti modifiche nel tempo, per un certo periodo è anche l’abitazione del Direttore dei Reali Giardini. Nelle immediate vicinanze, presso il viale Cavriga, c’è invece Cascina Bastia, costruita nel 1815 su disegno di Luigi Canonica, ora destinata ad accogliere uffici e servizi. Poco più in là, nella Valle dei Sospiri, sorge Cascina del Sole, che deve il suo nome al fatto di essere posta al centro di un grande prato con la facciata rivolta a mezzogiorno; adesso ospita un punto di ristoro. Dalla parte opposta del viale principale che attraversa il parco c’è Cascina Frutteto, di cui abbiamo già parlato. Ricostruita attorno al 1805 sempre dal Canonica, l’edificio, tra i meglio conservati, si presenta con una struttura tipicamente lombarda ed è sede della Scuola Agraria del Parco di Monza.
Sulla sommità di un modesto rilievo spicca Cascina San Fedele. Più che a un fabbricato rurale fa pensare a una dimora signorile con le sue decorazioni in stile eclettico e con la facciata dai marmi bianchi e grigi in cui sono state inserite bifore gotiche provenienti dalla demolita chiesa di Santa Maria di Brera a Milano. Oggi l’edificio è destinato ad attività sportive e didattiche.
Pure Cascina Fontana esibisce la ricerca di una certa eleganza stilistica, soprattutto nella facciata a capanna contraddistinta da un grande arco ogivale. Restaurata a partire dal 2007, ospita gli uffici del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza.
Cascina Cattabrega, sorta sulle rovine di una costruzione più antica accanto alla Villa Mirabello, conserva la sua fisionomia ottocentesca, con stalla e vano per gli attrezzi a pianterreno e abitazioni al primo piano. Oggi è sede di un allevamento di cavalli. Cascina Casalta, progettata dal Canonica, completata dal Tazzini e ampliata in epoca sabauda dall’architetto di corte Luigi Tarantola, si sviluppa attorno a una corte rustica su cui si affacciano stalle e fienili. Il corpo più antico, che ospitava i massari del Parco, è caratterizzato da loggiato su due piani sostenuto da colonnine neoclassiche. Cascina Cernuschi, isolata nella parte meridionale, in origine è la sede dell’allevamento di cavalli del Mirabello. L’edificio, che ha una pianta a T con due cortili rustici laterali, subisce anch’esso numerosi rimaneggiamenti col passare del tempo. Oggi ospita il nucleo dei Carabinieri a cavallo.
All’estremità settentrionale, nei pressi della Porta di Biassono, s’incontrano Cascina Costa Alta e Cascina Costa Bassa. La prima, progettata nel 1824 dal solito Tazzini e realizzata in una posizione panoramica ed elevata, da cui l’appellativo alta, presenta una facciata con finestre ad arco e timpano di coronamento che richiama le ville signorili, completata da belvedere. Destinata essenzialmente ad attività agricole, dopo un restauro conservativo è divenuta sede di un ostello. Costa Bassa, nota come “ospitale dei cavalli” poiché un tempo è utilizzata come luogo di sosta durante le passeggiate e le battute di caccia dei reali, possiede una veste classicheggiante che contrasta con le funzioni rurali. Oggi ospita un Centro diurno per anziani.
Ci sono altre due strutture legate all’attività venatoria che, non va dimenticato, si svolge a lungo nel Parco. La prima è il Serraglio dei Cervi, all’estremità nord orientale. La porta scenografica, progettata dall’architetto Canonica in stile neogotico, oggi si erge isolata. Un tempo serve da ingresso all’area destinata al ripopolamento della selvaggina. La seconda è la Fagianaia Reale, realizzata nel 1838 e destinata all’allevamento di fagiani per gli svaghi venatori della Corte. In seguito è interessata da interventi di restauro curati dall’architetto Piero Portaluppi, oggi è sede di un ristorante.
Vanta invece una forma di tempietto classico a pianta centrale il Padiglione Cavriga, più conosciuto in realtà come Bar Cavriga dal momento che ospita un punto di ristoro. Probabilmente un tempo è la dépendance di qualche villa signorile. Viene riprogettato nel 1840 in stile neoclassico dal Tazzini. Terminiamo con Cascina Pariana, nota anche come Cascina Isolina. È il più piccolo tra gli edifici, situato nell’area concessa alla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, a sud del Viale Cavriga. Realizzato nella seconda metà dell’Ottocento in forma esagonale, sormontato da un curioso belvedere a pianta centrale, all’epoca è usato come fienile e postazione per l’allevamento della selvaggina presente nel Parco. L’aspetto orientaleggiante, ispirato ai padiglioni da giardino, è un’ulteriore testimonianza della varietà architettonica custodita dalla straordinario complesso monumentale della Reggia di Monza.