145. Il Parco voluto da Giuseppina Bonaparte - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Il Parco voluto da Giuseppina Bonaparte

Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie nasce in una grande proprietà della Martinica. Arriva in Francia grazie al suo matrimonio con Alexandre de Beauharnais, figura di rilievo nella Rivoluzione francese, poi ucciso durante il Terrore. Frequentando i salotti parigini, incontra il generale Napoleone Bonaparte, col quale si risposa. Il destino di Giuseppina cambia per sempre. Sorretta da un fascino esotico, è soprannominata la bella Creola, e da una forte ambizione, diventa l’incontrastata protagonista dell’alta società, mentre il marito domina sulla scena politica e sui campi di battaglia, creando un impero sterminato. Giuseppina è una donna forte, ricca di eleganza e di  charme, ma dietro le apparenze si nasconde una realtà ben diversa: il suo cuore appartiene a un altro uomo. Per di più l’imperatrice non riesce a dare all’imperatore un erede. Napoleone divorzia e lei si ritira nel suo dominio della Malmaison. In realtà Giuseppina lascia dei discendenti, sono i due figli avuti dal primo matrimonio, Eugène e Hortense de Beauharnais. Nel 1805 Napoleone nomina il figliastro viceré del neocostituito regno di Italia. Eugène de Beauharnais fissa la propria dimora alla Villa di Monza. E se oggi a Monza c’è un così celebre parco lo dobbiamo a Giuseppina Bonaparte. È lei che in una lettera al figlio chiede espressamente che lo spazio verde destinato a ospitare una tenuta agricola e una riserva di caccia sia più grande di quello di Versailles. Il desiderio viene esaudito: 250 ettari di verde a Versailles, 700 ettari a Monza. Per la realizzazione è chiamato Luigi Canonica, che definisce l’incarico una “straordinaria incombenza”. Gli sono affiancati Luigi Villoresi, che si dedica alla sistemazione degli alberi e degli arbusti, e più tardi Giacomo Tazzini. Il parco ingloba una vasta area a nord dell’abitato monzese, attraversata dal Lambro, comprendente il complesso architettonico e paesaggistico costituito dalle ville Mirabello e Mirabellino e dall’area boschiva del Bosco Bello. Si tratta in gran parte di terreni appartenenti ai conti Durini e al conte della Martesana, dislocati fra i comuni di Monza, Vedano al Lambro, Biassono e San Fiorano. Includono pure numerose cascina, alcune sono mantenute e rimaneggiate, altre vengono demolite. In origine il Parco Reale occupa 680 ettari, saliti poi a 732. A lavori terminati prende forma un luogo chiaramente ispirato al gusto romantico del giardino anglosassone, con vedute pittoresche impreziosite da edifici di vario stile e da cascine dove si pratica l’agricoltura e l’allevamento. Gran parte del Parco è destinato alla caccia. Un aspetto che oggi è difficile da cogliere e che invece segna la modernità dell’intervento riguarda proprio il fatto che l’immenso spazio verde è concepito innanzitutto come una grande azienda per la domesticazione e l’allevamento di animali e la coltivazione di piante, nella logica della pubblica utilità. Non va dimenticato che Napoleone è particolarmente sensibile al tema, tanto da favorire l’insegnamento della botanica a scuola e di introdurre la presenza di orti botanici nei licei. Nel 1819, in continuità con questa linea, viene aperta nel Parco un istituto scolastico che ha il compito di preparare annualmente dodici giovani da avviare al lavoro negli Imperiali Regi Giardini. Agricoltura, vivaismo e caccia sono dunque le attività a lungo prevalenti nel Parco di Monza. Ricca la presenza di acque: il Lambro innanzitutto e la tante rogge di derivazione, di cui le più importanti all’epoca sono quella della Pelucca, la Gallerana e la Ghiringhella. Nei pressi di Canonica, sempre dal Lambro è derivata la roggia del Principe, che dopo un lungo percorso entra nei Giardini Reali per alimentare il laghetto. Gran parte di questi corsi d’acqua sono oggi asciutti. In generale è piuttosto difficile ritrovare l’immagine ottocentesca del Parco, che oggi dopo tante e tormentate vicende è vissuto dai visitatori soprattutto in una dimensione ludica e sportiva, sebbene oggi ancora più che in passato svolga anche una funzione ecologica essenziale essendo un polmone verde di grande estensione in un ambito urbano. Riassumiamo in breve cosa è accaduto dalla sua creazione ai giorni nostri. Nel maggio 1814, con il ritorno degli austriaci il parco viene per la prima volta aperto al pubblico, ma solo la domenica, “dal mezzo tocco all’Ave Maria della sera”. La gestione amministrativa asburgica è improntata alla ricerca della completa autosufficienza economica. All’interno operano vere e proprie aziende, tra cui i “regi vivai” che vendono le piante anche a terzi. Nell’agosto del 1858 è chiuso nuovamente al pubblico, in vista di un programma di trasformazione radicale. Il progetto sfuma e nel 1860 il parco, insieme alla villa, passa ai Savoia che lo riaprono nel 1864. Con il regicidio inizia il declino. Con Regio Decreto del 3 ottobre 1919 Vittorio Emanuele III dona a differenti associazioni le proprietà monzesi della famiglia reale. All’Opera Nazionale Combattenti cede la zona settentrionale del parco, posta oltre viale Cavriga. All’amministrazione statale lascia invece la restante porzione del parco con le relative costruzioni, ad eccezione della Villa Mirabellino, regalata all’Opera Nazionale Orfani Infanti, e di circa cinquanta ettari situati nei pressi del Convento delle Grazie,  ceduti alla Scuola Superiore d’Agricoltura di Milano. Dopo la donazione dei Savoia fioriscono numerose proposte di trasformazione del parco. Nel 1920 esso viene ceduto a un apposito consorzio costituito dal Comune di Milano, dal Comune di Monza e dalla Società Umanitaria, che avvia scelte volte a sfruttare l’area, Due anni dopo, viene concessa un’area di 370 ettari alla Società per l’incremento dell’Automobilismo su cui intende costruire un autodromo. La pista viene progettata e costruita a tempo di record. Sempre nel 1922, la Società incremento Razze Equine ottiene un’area centrale del parco di circa 100 ettari per creare un nuovo ippodromo. Al terzo decennio del Novecento risale la concessione per la realizzazione di un campo da golf, realizzato nell’area nord-orientale del parco su una superficie di circa 90 ettari. Nel 1934, per regia decisione, la Villa Reale, gli annessi giardini e gran parte del parco originario sono ceduti gratuitamente ai comuni di Milano e di Monza, che tre anni dopo decidono di acquistare anche l’area posta a settentrione di viale Cavriga, di proprietà dell’Opera Nazionale Combattenti. I progetti per una valorizzazione dell’intero complesso devono però fare i conti prima con le leggi autarchiche, che impongono usi impropri di vaste parti, poi con l’avvento del secondo conflitto mondiale. Nel dopoguerra si susseguono proposte a tratti originali, tra cui quella di realizzare all’interno del parco un lago artificiale. Negli anni Cinquanta si autorizzata la costruzione di piccoli nuovi edifici, tra cui il Centro controllo RAI, nei pressi del Mirabellino. Verso la fine degli anni Settanta il parco viene quasi interamente pedonalizzato. È l’inizio di una nuova stagione volta a valorizzare una fruizione più attenta ai valori paesaggistici presenti in gran numero. Dalla metà degli anni Novanta la Regione Lombardia in accordo con la Sovrintendenza ai Monumenti e i comuni di Milano e di Monza avvia un programma pluriennale per la riqualificazione del sistema degli accessi al parco, la valorizzazione delle architetture storiche e il risanamento degli habitat naturali. Tali interventi trovano nuovo impulso agli inizi degli anni Duemila con il concorso internazionale di architettura, promosso da Regione Lombardia, finalizzato al recupero e valorizzazione della Villa Reale di Monza e dei Giardini di Pertinenza. 

La proprietà, che vanta ancora il muro di cinta lungo ben quattordici chilometri costruito nel 1808 a custodia di un patrimonio composto da oltre centomila alberi d’alto fusto, quattro ponti, tre ville storiche, ventisei cascine e tre mulini, oggi è divisa tra il Comune di Monza e la Regione Lombardia, nella parte sud, e il comune di Monza e Milano, nella parte nord. Nel luglio 2009 nasce il Consorzio di gestione Parco e Villa Reale formato dai comuni di Monza e Milano, Regione Lombardia, Ministero dei Beni culturali, che si assume la gestione dee bene. Sono tanti gli interventi di riqualificazione eseguiti nel parco negli ultimi anni, tra i quali si segnalano il recupero paesaggistico della collinetta di Vedano, il ripristino del cannocchiale ottico della Villa Reale, il restauro architettonico dell’ottocentesca cascina Fontana, del salone centrale di villa Mirabello, del portale neogotico nei Giardini Reali oltre alla collocazione, nei pressi di cascina Casalta, della scultura Lo scrittore di Giancarlo Neri (2005) e, tra cascina Cernuschi e la Valle dei Sospiri, dell’installazione di Giuliano Mauri La voliera per Umani (2006).