144. Nobiltà e primati dei Giardini Reali - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Nobiltà e primati dei Giardini Reali

Anche se a molti il fatto è noto, è comunque bene fare un chiarimento: i Giardini Reali di pertinenza della Villa e il Parco sono due realtà distinte. Del resto c’è pure una barriera fisica, una recinzione, a separare gli uni dall’altro. Dunque è sbagliato riferirsi a entrambi con la generica espressione di Parco di Monza. La storia dei due spazi innanzitutto è differente. Innanzitutto va chiarito che sono nati in tempi diversi: i Giardini sono disegnati dal Piermarini insieme alla villa, il Parco è progettato vent’anni più tardi da Luigi Canonica. Parte di questa confusione è favorita dal fatto che quando il Piermarini si mette all’opera non concepisce un modello di giardino all’italiana o alla francese, entrambi riconducibili all’idea del giardino formale, come è d’uso alla sua epoca, ma piuttosto a un giardino all’inglese. Quello dei Giardini Reali di Monza è il primo in Italia. Anche a Monza si realizzano parti di giardino simmetrico secondo gli schemi abituali, oggi non più visibili, ma la vera novità è la scelta netta di far trionfare il linguaggio della linea curva su quella netta e il paesaggio naturale su quello artificiale. Il concetto di fondo, in Inghilterra affermatosi già da tempo, è quello di creare uno spazio in cui la natura ha modo di svolgersi in forma libera, o almeno apparentemente libera, perché in realtà è la mente dell’uomo a concepirla e la sua mano a realizzarla. Il giardino all’inglese della Villa Reale, neppure tanto grande, diventa il prototipo italiano di questa nuova tendenza, che grazie anche al contributo dello scrittore e architetto del paesaggio Ercole Silva si afferma in Lombardia nel secolo seguente. Macchie di alberi si alternano a distese aperte di prati, alberi solitari sono disposti qua e là con arte, grotte, specchi d’acqua e cascatelle generano un paesaggio romantico che invita alla meditazione o alla lettura. Tutto questo lo possiamo ammirare ancora oggi, nonostante i vari interventi che si sono sovrapposti al disegno originario. C’è un’altra tendenza che si afferma nei Giardini Reali di Monza, il connubio fra diletto e utile. Lo spazio verde non è solo il luogo della contemplazione, ma anche quello dove si può produrre frutta e verdura, innanzitutto per la tavola del signore, ma anche per il mercato. Così trovano posto limoni, aranci e piante esotiche, compresi gli ananas, che in qualche occasione, oltre a sorprendere i visitatori dell’epoca, riescono perfino a fruttificare. La maggior parte di queste curiosità botaniche è andata persa. L’interesse per le specie stravaganti, che rinviano a lontane terre straniere, si rintraccia ancora, per esempio, in alcuni esemplari di Sequoia sempervivens, nei rari Ginko biloba o nei Taxodium distichum, il cosiddetto cipresso calvo perché a differenza delle altre conifere perde gli aghi d’inverno. L’aspetto vivaistico, cioè legato alla produzione di piante e alla coltivazione di nuovi tipi di vegetali, già presente nei Giardini Reali di prima concezione, trova ancora maggiore attenzione nel Parco di concezione napoleonica.