139. Monza, la fortuna secolare di una regina - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Monza, la fortuna secolare di una regina

Monza è una città che palpita, capoluogo di una provincia ricca e industriosa. E i suoi abitanti sono gente pratica, che ama restare coi piedi per terra. Tuttavia se ci si trova a passare da Piazza del Duomo, cuore del centro abitato, bisogna lasciarsi trasportare da una fiaba, quella di Teodolinda. Narra di una giovane e pare bella regina dei Longobardi, alla quale una voce celeste predice in sogno che lo Spirito Santo, in forma di colomba, le indicherà il luogo dove erigere una nuova basilica. Da Verona, Teodolinda si mette in cammino. Giunta nelle vicinanze del Lambro, mentre riposa all’ombra di un grande albero avvolto da una vite, le appare una colomba che le dice Modo (qui). La regina prontamente rispose Etiam (sì). La basilica sorge in quel luogo e dalle due parole pronunciate nasce l’antico nome di Monza, Modoetia. La leggenda poggia su un’esile trama storica. Nel lontanissimo 595, proprio in questa piazza che allora è soltanto un prato, Teodolinda fa realmente erigere un oratorio dedicato a San Giovanni Battista, al quale dona un vero e proprio tesoro. E al suo interno si fa seppellire dopo la morte. Nel 1308, i resti della sovrana sono traslati in un sarcofago, poi collocato nella Cappella della regina. Nel 1991, nella navata sinistra del Duomo, sono scoperte tre tombe, di cui una, più grande e antica, potrebbe essere identificata con la sepoltura originaria.

Fiabe medievali e realtà s’incontrano in Piazza del Duomo concedendo emozioni di ogni genere, perché dietro a ciò che ammiriamo oggi c’è un filigranato cammino della storia simile a un grande romanzo in cui si mescolano gioielli, re e corone. Dapprima la basilica di San Giovanni Battista diventa il santuario della nazione longobarda. Poi, dall’anno Mille, si afferma la tradizione dell’incoronazione dei re d’Italia a Monza con la Corona Ferrea. Su questo slargo sfilano allora cortei con in testa le autorità ecclesiastiche guidate dal vescovo e seguite da cavalieri teutonici con le loro armature, che si recano in Duomo per assistere alla Messa d’incoronazione.

La piazza appare chiaramente sistemata in funzione del più importante e significativo edificio che le fa da sfondo. Per cogliere la più bella veduta della cattedrale occorre portandosi verso via Leonardo da Vinci. Lì si può ammirare il meraviglioso contrasto dei marmi bianchi e verdi della facciata con l’azzurro del cielo lombardo, verso il quale svetta il poderoso campanile eretto fra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento. Il lato opposto al Duomo appare incurvato verso l’inizio dell’antica via Lambro. La forma odierna risale al Quattrocento, quando, poco dopo il completamento della chiesa, sono demolite le case medievali che si spingevano fino a pochi metri dall’attuale sagrato. Quasi al centro della piazza s’alza la crocetta, un monumento eretto nel 1578 a ricordo del luogo in cui, durante la peste che flagella anche Monza nei due anni precedenti, si celebra la messa e si recita la preghiera serale. Di fronte alla cattedrale sorge il Palazzo degli Arcipreti, costruzione del XIV secolo, con i profili di monofore a tutto sesto che si stagliano sulla fronte in cotto verso la piazza, mentre la facciata principale dà verso via Monsignor Paolo Rossi. Alcune case porticate s’allineano verso via Napoleone.

La cattedrale così come la vediamo oggi è il risultato di una serie di lavori avviati a partire dal Trecento sulle rovine della chiesa longobarda. In luogo della primitiva cappella viene realizzata una chiesa con pianta a croce latina e tiburio ottagonale. La facciata di questa prima costruzione è a tre campi, percorsi da bande bicrome orizzontali di marmo nero e bianco. Nel campo centrale viene inserito un ampio portale strombato, sormontato da una lunetta marmorea scolpita in due registri sovrapposti: in quello inferiore campeggia il Battesimo di Cristo nel fiume Giordano, in quello superiore appare Teodolinda, con accanto i figli e il marito Agilulfo, mentre dona a San Giovanni le corone e gli oggetti del Tesoro. Nella seconda metà del Trecento, prende avvio una nuova campagna edilizia che vede protagonista l’architetto Matteo da Campione. Sono aggiunte le cappelle laterali ed è ampliata la facciata, che si accresce di due ali asimmetriche ai lati. Per ristabilire l’armonia delle proporzioni l’edificio viene alzato, è creata la ricca incorniciatura a traforo del grande rosone e la scacchiera regolare che lo sovrasta, chiudendo il profilo superiore con edicole aperte, svettanti sopra i contrafforti. Nel segno della tradizione, Matteo conserva la tessitura bicroma originale della facciata, che rimase quasi inalterata fino alla fine dell’Ottocento, allorché un radicale restauro curato da Luca Beltrami, concluso nel 1908, porta alla sostituzione delle originali lastre nere con quelle in serpentino verde che ne caratterizzano l’attuale fisionomia. A destra della basilica, per un arco neogotico s’accede alla via Canonica, un passaggio stretto fra i muri delle cappelle meridionali e la cinta della casa dei canonici. L’interno del tempio ha quasi completamente perduto la fisionomia originaria. Rimangono ancora in evidenza i capitelli figurati dei sostegni ottagonali. Nella cappella di Teodolinda sono conservati gli affreschi degli Zavattari, il più vasto ciclo pittorico della Lombardia tardo-gotica, in cui la storia longobarda è raccontata coi costumi sfarzosi dell’epoca dei Visconti.

 

Duomo di Monza

Piazza Duomo

Monza

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