138. L’ombra del Barbarossa sulla torre di Seregno - Grand Tour nel cuore della Lombardia

L’ombra del Barbarossa sulla torre di Seregno

Nella piccola e raccolta Piazza Vittorio Veneto, a Seregno, dove fino agli inizi dell’Ottocento si trova la foppa, a disposizione dei contadini che la sera, rientrando dalla campagna, possono abbeverare gli animali, svetta al di sopra dell’edificio che ingloba e cinge quel che resta dell’antica chiesa di San Vittore la Torre del Barbarossa con la sua bella e calda veste in cotto, simbolo della città carico di suggestioni storiche. Si tratta del più antico e importante monumento seregnese, detto del Barbarossa perché la tradizione vuole che sia stato voluto dall’imperatore per essere utilizzato come punto di avvistamento lungo la linea Como-Milano al tempo delle lotte con i comuni lombardi. In realtà, pur mancando tracce documentarie anteriori alla descrizione fatta nel 1567 dal padre gesuita Leonetto Clivone, invitato a Seregno da Carlo Borromeo per la visita pastorale, pare che la Torre sia stata in origine il campanile della prima e più antica chiesa di Seregno, la cui esistenza è documentata per la prima volta alla fine del Duecento, sebbene la sua origine sia ancora più antica. La chiesa di San Vittore viene rinnovata e ingrandita diverse volte nel corso dei secoli. Poi, nel 1768, le autorità civili decidono di sopprimere, sconsacrare, vendere e destinare ad altri usi l’edificio. Sopravvive invece la torre, naturalmente a sua volta sottoposta a diversi interventi col trascorrere del tempo. Il riadattamento decisivo lo subisce nel Quattrocento, in occasione della guerra condotta da Francesco Sforza per la conquista di Milano. Pare che proprio in quella particolare circostanza l’antico campanile di San Vittore è utilizzato come torre d’avvistamento e, quindi, potrebbe aver assunto quell’aspetto d’impronta guelfa che osserviamo ancora oggi. I sette ripiani in cui è suddiviso il torrione si concludono con la cella campanaria, arricchita nel 1823 con l’installazione di otto nuovi bronzi realizzati dai fratelli Ottolina, titolari della storica azienda seregnese della Premiata e Privilegiata Fonderia Pontificia di Campane. Leggere aperture a monofora e a bifora, lesene, cornici, archetti e fasce angolari di pietra color grigio chiaro concorrono a ingentilirne la possente mole.