124. Casatenovo, paese trapuntato di ville - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Casatenovo, paese trapuntato di ville

A Casatenovo, lungo il margine meridionale dell’abitato c’è un’importante sequenza di residenze nobiliari. Perfino il vetusto castello, cioè il nucleo attorno al quale si è sviluppato il villaggio medievale di Casate, è stato trasformato da secoli in villa signorile. Mentre la gran parte delle dimore patrizie che dalla seconda metà del Settecento punteggiano il margine meridionale dell’abitato sono il risultato delle trasformazioni di preesistenti fabbricati rurali o di monasteri. Partiamo proprio dal castello di origine medievale, che insisteva sulla parte più in rilievo, esattamente nello stesso punto dove ora sorge villa Lurani Cernuschi. Che questa sia il risultato della trasformazione del primo è confermato dalle poderose e irregolari strutture murarie. Le vicende dell’edificio s’intrecciano con un bel pezzo di storia locale. Dapprima appartiene alla famiglia Casati, quindi passa a un ramo degli Sforza e da questi ai Lurani nel 1587. Le trasformazioni succedutesi in seguito, soprattutto verso la fine del Settecento, gli conferiscono un aspetto in cui difficilmente sono riconoscibili i tratti più antichi. La residenza oggi appare composta da un corpo principale, corrispondente alla porzione più vetusta, e da un’ala che termina in corrispondenza della chiesetta di Santa Giustina, posta sull’altro lato dalla stretta via Castello. Gli edifici sono circondati su tre lati dal giardino, che in parte si sviluppa sul ripido pendio verso il paese.

I diversi rami dei Casati, feudatari del luogo, una volta abbandonato il maniero vanno a dimorare in altre residenze del paese. Per esempio in un palazzotto poco distante, che resta di loro proprietà per quasi tutto il Settecento. Nel 1796 è venduto a Giuseppe Bressi e nel decennio seguente assume le forme neoclassiche che mostra attualmente. Dal 1808 al 1881, passa di mano più volte, gli ultimi proprietari sono i Facchi. Nel 1978 gran parte dei fabbricati e l’ampio parco sono acquistati dall’amministrazione comunale con l’intento di trasferirvi la biblioteca civica.

Altra residenza dei Casati è quella ora nota come Villa Greppi di Bussero, tra le maggiori costruzioni signorili della Brianza. L’impressione di trovarsi di fronte a un complesso monumentale si avverte già dal viale d’accesso fiancheggiato da alti alberi e trova conferma appena s’attraversa il portico a tre archi, scanditi da semicolonne di ordine dorico, e si scorge il corpo principale, anticipato da un cortile d’ampie dimensioni. Francesco Casati dimora in queste stanze nei mesi estivi e autunnali fino all’anno della sua morte, avvenuta nel 1837. Lascia quindi la casa all’Ospedale Maggiore di Milano, da cui l’acquista nel 1853 il conte Giuseppe Greppi di Bussero, nipote di Antonio Greppi, gran fermiere dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, in sostanza l’iniziatore delle fortune familiari. Il figlio Luigi e la moglie Paolina Bassi cominciano qualche anno più tardi ad abitare stabilmente la casa, conferendole l’aspetto attuale sia all’esterno, con l’inserimento di un terzo piano e della torretta panoramica, sia negli interni ampiamente decorati, nei quali ancora si conservano stucchi, modanature, grottesche e i pavimenti in marmo e in seminato veneziano. Dal blocco padronale, caratterizzato da un suggestivo loggiato a tre luci che dialoga con il portico d’ingresso, si staccano due ali minori, più basse, dove sono ospitati i locali di servizio. Il fronte opposto alla corte principale si affaccia sul parco all’inglese: un ampio prato è chiuso da masse arboree che si raccordano con i parchi delle dimore vicine creando un vasto sistema verde.

Non molto distante, in località Poenzano, s’incontra villa Mapelli Mozzi, ricavata da un preesistente monastero femminile di suore Benedettine. La chiesa e la corte conventuale compaiono ancora nelle carte geografiche della Brianza eseguite nel 1841 dal tenente e geografo Giovanni Brenna. È il conte Lorenzo Sormani di Missaglia ad acquistare il complesso negli anni a seguire e a trasformarlo in villa. L’edificio passa in seguito alle famiglie Cavaleri e Toya e giunge infine, nel 1927, agli attuali proprietari Mapelli Mozzi. Essi affidano all’architetto Alberico Barbiano di Belgiojoso l’incarico di progettarne il restauro. L’intervento accentua il carattere tardo settecentesco già assunto nelle precedenti trasformazioni. L’attuale conformazione a U del blocco principale pare il risultato dell’adattamento di più edifici non coevi. Villa Mapelli Mozzi completa la meravigliosa sequenza di residenze signorili che occupano l’intera fascia meridionale dell’abitato di Casatenovo e che, grazie anche alla presenza dei rispettivi giardini, sono state e continuano a essere una barriera all’espansione della città.

A un altro storico convento casatese, quello di San Giacomo è legata invece la storia di villa Lattuada. È proprio sull’antico poggiolo di Quattro Valli, dove già nel Duecento esisteva una chiesina campestre e dal 1492 un cenobio voluto dal frate domenicano Pacifico da Como, che tra il 1883 e il 1885 Giuseppe Lattuada fa costruire una villa dall’aria fiabesca. L’opera è affidata all’architetto bresciano Antonio Tagliaferri: i fabbricati dell’ex monastero, all’epoca ormai ridotto a un cascinale, vengono demoliti e al loro posto prende forma un edificio di chiaro gusto eclettico-romantico, che si distingue nettamente dagli altri esempi di residenza signorile sorti a Casatenovo fino a quel momento. La copertura a falde con pendenza accentuata e le cuspidi ricordano certe cattedrali gotiche, mentre l’aspetto massiccio e le due torri panoramiche merlate evocano reminiscenze castellane.

Occorre scendere a Galgiana per incontrare villa D’Adda-Mariani. Il nucleo originario dell’edificio è venduto nel 1521 da un certo Pietro Viganò al mercante di lana e banchiere Rinaldo D’Adda. È il nipote di quest’ultimo, Erasmo, che verso la fine del Cinquecento fa costruire la villa. La struttura giunta fino a noi è sostanzialmente simile a quella dell’epoca, mentre il viale prospettico, la cancellata monumentale, la balaustra e il giardino terrazzato retrostante risalgono al Settecento. La dimora risulta composta da due fabbricati: quello meridionale è più piccolo, quello settentrionale si salda con il complesso dei fabbricati rurali. Nel 1771, Gian Battista D’Adda vende tutti i beni di Galgiana al conte Anton Maria Nava. In seguito si succedono vari passaggi di proprietà: Francesco Nava rivende a Francesco Pizzagalli, che a sua volta cede la villa ad Angelo Rovida. Dopo altri passaggi ereditari, giunge nei primi decenni del Novecento a Carlotta Preti, sposata con Gaetano Mariani. Alla morte di lei, nel 1963, viene donata in parte al Pio Istituto Sordomuti di Milano e in parte al comune di Casatenovo. Alla fine del 1980, quest’ultimo decide di rilevare l’intera proprietà. Nel 1982 villa D’Adda-Mariani accoglie i primi corsi musicali e quattro anni più tardi diventa la sede della Civica Scuola di musica. Oggi l’edificio, il suo parco e l’auditorium ospitano un Centro di Ricerca e Sperimentazione Teatrale, un polo espositivo e il Parco delle Sculture, una sorta di museo a cielo aperto in continua crescita animato dalle sculture di artisti contemporanei.

 

Villa Sommi Picenardi

via Sommi Picenardi 8

Olgiate Molgora

villasommipicenardi.it

 

Villa Greppi di Bussero

Via Giuseppe Greppi 1

Casatenovo

villagreppidibussero.com

 

Villa Mapelli Mozzi

Via Carminati de Brambilla Giorgio 1

Casatenovo

villamapellimozzi.it

 

Villa Lattuada

Via San Giacomo 21

Casatenovo

villalattuada.it

 

Villa Facchi

Via Carminati de Brambilla Giorgio 1

Casatenovo

comune.casatenovo.lc.it

 

Villa D’adda Mariani

Via Don C. Buttafava

Casatenovo

comune.casatenovo.lc.it