114. La sapienza delle rocce e qualche mistero - Grand Tour nel cuore della Lombardia

La sapienza delle rocce e qualche mistero

Un modo originale per apprezzare i colli di Montevecchia è quello di guardare per terra e osservare le pietre. Le forme dei sassi esercitano un’attrazione irresistibile su tutti noi, almeno finché siamo bambini. Poi questo interesse tende a scomparire. Eppure la ragione di ogni piega in ciò che osserviamo è custodita proprio lì, fra le ondulazioni del suolo e i massi che sporgono. Qualsiasi cambiamento, seppure avvenuto in epoche remote, è rimasto impresso nella Terra con tracce indelebili. Per chi sa leggerle esse sono un libro aperto, ma in realtà chiunque può porsi di fronte a un paesaggio con lo spirito di un esploratore o gli occhi stupefatti dei fanciulli e vedere qualcosa di straordinario in ciò che appare abituale.

Il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone ha attrezzato un sentiero geologico che si snoda lungo un percorso di circa tredici chilometri, in buona parte su strada sterrata. L’escursione completa prevede una durata di quasi quattro ore. Il percorso però può essere suddiviso in due tratti: Montevecchia – Lissolo (circa 6.5 km) e Bernaga – Montevecchia (circa 7 km). Si parte dunque dal borgo e si procede lungo la Strada Panoramica che corre a una quota di poca sopra i 450 metri, con una splendida vista che si alterna da un lato sulle terrazze meridionali e la pianura e dall’altro sulle pendici settentrionali. Questa dorsale è costituita dalle rocce più antiche, che risalgono al Cretaceo (135-60 milioni di anni fa), quando tutta la zona era occupata da un mare profondo. Si passa per le località Ghisalba e San Bernardo. Il primo tratto di strada è percorribile anche con l’automobile, tuttavia è consigliabile affrontarlo a piedi per godere meglio degli ampi scorci panoramici. Si procede fino a Spiazzolo e da qui, sempre seguendo la dorsale, si avanza verso la località Deserto. Dopo un’ampia curva l’itinerario entra nel bosco e rimane sospeso fra le fitte selve che a sinistra ammantano il versante sud-occidentale della Valle Santa Croce e a destra quello nord-orientale della Valle del Curone. Dal terreno emergono sottili strati marnosi che presentano una caratteristica frattura a scaglia. Il substrato roccioso varia in continuazione, passo dopo passo, assumendo forme e colori differenti, che vanno dal rosso all’azzurro-grigio. Dopo Lissolo si cammina sopra gli strati formatesi nell’Eocene (53-37 milioni di anni fa) che accompagnano il tratto iniziale della seconda parte del sentiero geologico, quello che da Bernaga imbocca il sentiero dei Cipressi in direzione Monte. A tramontana s’apre la piana di Bernaga, fra i comuni di Rovagnate, Olgiate Molgora e Perego. Anticamente questa depressione è occupata da un lago formatosi durante la fase di ritiro dei ghiacciai di Würm, che si sono formati in un periodo compreso fra 110 e 12mila anni fa. Procedendo ancora, il sentiero tocca la collina dei cipressi e quindi scende verso il fondovalle occupato dai depositi morenici abbandonati dalla glaciazione di Riss (200mila-130mila anni fa). Si tratta degli ampi terrazzi che s’allungano verso Fornace e Bagaggera. È su questo substrato antico che il Curone ha iniziato a svolgere il suo processo di erosione incidendolo fino a un massimo di due o tre metri. Per millenni le acque trasportano sabbia e limo formando ampi banchi lungo il letto. Il sentiero geologico si conclude attraversando il torrente, passando per Ca’ Soldato, antica cascina trasformata dal Parco in centro visite, e risalendo fino a Montevecchia, camminando sui terreni formati da alluvioni antiche e recenti.

I cipressi del colle ai Pen, che s’incontrano lungo il tragitto, costituiscono un elemento paesaggistico piuttosto singolare. Piantati al principio dell’Ottocento per segnare i confini del tenimento Busca delle due Galbusere, oggi appaiono un poco sofferenti con le loro chiome in parte disseccate. Ad ogni modo un’aura di sacralità si diffonde ancora attorno a questi alberi. Il Parco inoltre ha piantato nuovi esemplari per ricostruire l’impianto originario.

La collina dei cipressi è parte di una sequenza di tre alture di forma piramidale attorno alle quali sono fiorite congetture più o meno fantasiose. Sorgono tra Perego e Rovagnate, ora fusi nel comune di La Valletta Brianza, hanno un’altezza quasi identica, base quadrangolare, lati e pendenze pressoché coincidenti. Appaiono a gradoni e la particolare conformazione ha rafforzato il sospetto che la loro origine non sia naturale, bensì dovuta all’uomo, che con fatica e molto tempo avrebbe asportato centinaia e centinaia di tonnellate di roccia per conferire alle alture l’aspetto che vediamo ancora oggi. La seconda collina, nella quale i gradoni sono ancora bene evidenti, è nota come Belvedere Cereda e secondo la tradizione sarebbe stata adoperata tra il 500 e il 400 a.C. come osservatorio astronomico dai Celti; la terza, quella più settentrionale, è ricoperta da una folta vegetazione e per il momento resta la meno indagata. Congetture fantasiose, forse. Intanto la ricerca continua.

 

Il sentiero geologico

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I cipressi del colle ai Pen 

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