Un luogo unico, e non è solo un modo di dire. Interamente costituito su un rilievo calcareo dolomitico alto 922 metri, il Monte Barro, isolato e contornato dai laghi, è un meraviglioso avamposto delle Prealpi Lombarde verso la Pianura Padana. Il visitatore è atteso da splendide fioriture, preziosi ritrovamenti archeologici, testimonianze del mondo rurale, palestre per l’arrampicata e molto altro ancora. Dal 1983 tutta l’area è tutelata dalla presenza di un Parco regionale che, pur occupando una superficie di soli 665 metri, nel corso dei decenni è diventato un vivace laboratorio di attività. La nascita dell’area protetta è sancita nel 1983 dalla Legge regionale 86 “Piano generale delle aree protette”, ma già nel 1974 le istituzioni locali si uniscono a formare il Consorzio per la salvaguardia del Monte Barro. Nel 2000, a seguito dell’emanazione delle direttive europee Habitat e Uccelli, volte a tutelare la biodiversità e l’avifauna, il Monte è riconosciuto Sito di Importanza Comunitaria (SIC) per la tutela di flora, fauna e habitat e Zona di Protezione Speciale (ZPS) per la tutela dell’avifauna.
La sede del Parco si trova a Galbiate presso la settecentesca Villa Bertarelli. L’elegante dimora ubicata nell’antico quartiere Rizzòlo di Galbiate, lungo la strada che porta a Camporeso, spicca per la posizione: in sostanza un balcone che abbraccia lo splendido panorama dei laghi briantei visibili già dall’entrata principale e poi dalle balze su cui sono adagiati i giardini. Classico esempio di casa di villeggiatura, è passata più volte di mano fra facoltose famiglie milanesi che nell’amenità del luogo trovano l’occasione di svagarsi. È con i Bertarelli, meneghini dediti ai commerci di medicinali e coloniali e alle attività bancarie, qui insediatasi nel 1873, che la residenza e il parco assumono le sembiante attuali. Presso questa dimora storica si trova anche il Centro Flora Autoctona (CFA) della Regione Lombardia. Presso l’Università di Pavia, lo stesso Centro gestisce la Banca del Germoplasma delle Piante Lombarde dove, in appositi congelatori, vengono conservati i semi delle specie lombarde rare e minacciate di estinzione.
A 750 metri di quota, dove termina l’unica strada carrozzabile, c’è il grande complesso dell’Eremo di Monte Barro. È prima presidio romano, poi rocca sforzesca, in seguito convento francescano, da cui prende il nome e del quale sopravvive la Chiesa di Santa Maria, quindi sede del Grande Albergo Monte Barro dal 1889 al 1927 e infine sanatorio, attivo fino al 1968. Oggi l’edificio, proprietà del Parco, ospita un bar-ristorante, un salone convegni, sale per corsi e incontri e l’Ostello Parco Monte Barro. Presso l’Eremo ci sono il Centro Visitatori Parco “G. Panzeri”, il Museo Archeologico del Barro e il laboratorio di educazione ambientale.
Una ricca rete di sentieri percorre i versanti del Monte, tutti opportunamente segnalati, inoltre in vari luoghi sono posizionati pannelli esplicativi. È proprio camminando che si può apprezzare meglio, oltre allo splendido panorama che spazia sulle colline e sui laghi della Brianza, sulla valle dell’Adda, sul Resegone, sulle Grigne, sul bacino del lago di Lecco, sui Corni di Canzo e per finire su un’ampia porzione della Pianura Padana bordata dalle Alpi, l’elevata biodiversità dei luoghi. Si va dalle faggete e dai tigli-acereti delle valli settentrionali alle boscaglie aperte e ai boschi submediterranei a rovere e roverella dei versanti meridionali, fino alle praterie primarie e prealpino-insubriche, alle sorgenti carsiche, alle rupi calcaree. La ricchezza biologica è particolarmente accesa sulle rupi, nei prati magri e nelle praterie. In tali ambienti, riconosciuti di interesse prioritario dall’Unione Europea, si contano fino a cinquanta specie in un solo metro quadro; per di più, in diversi casi, si tratta di vegetali ai limiti delle proprie possibilità di sopravvivenza, difatti a quote modeste si rinvengono specie alpine proprie di altitudini maggiori, oppure altre che sono al margine del proprio areale di distribuzione. Emblema del Parco è la bellissima Pulsatilla montana.
Altro elemento di spicco sono le testimonianze di un passato remoto. Il Monte infatti ospita anche il Museo Archeologico del Barro (MAB). Ai Piani di Barra si possono liberamente osservare i resti del più grande insediamento di epoca gota scoperto in Italia (V–VI sec. d.C.) portato alla luce durante le campagne di scavo promosse dal Parco a partire dal 1986. Opportuni pannelli illustrano al visitatore la ricostruzione dell’insediamento e la vita dei suoi abitanti. In località Eremo è visitabile l’Antiquarium che accoglie ed espone al pubblico oltre 400 tra i più significativi reperti trovati e studiati durante gli scavi.
A Camporeso, affascinante borgo agricolo di origine medievale, i visitatori sono attesi dal Museo Etnografico dell’Alta Brianza (MEAB), che documenta la vita delle classi popolari nel Lecchese durante l’Ottocento e il Novecento sollecitando un confronto con il nostro presente. Oggetti, canti, musiche, filmati, racconti, parlano della bachicoltura, dell’agricoltura, dell’allevamento, dell’alimentazione e della vinificazione, dei trasporti e delle forme della socializzazione.
Gli appassionati ornitologi e le scolaresche che vogliono scoprire gli studi sulla migrazione degli uccelli possono recarsi a Costa Perla, dove si trova l’osservatorio ornitologico. Si tratta di un antico roccolo convertito dal Parco ad osservatorio sperimentale, dove i pennuti vengono catturati e inanellati al fine di studiarne l’ecologia e soprattutto le rotte. In un casello dell’osservatorio è presente la sezione staccata del MEAB dedicata all’uccellagione e alla caccia tradizionali.
I più sportivi possono trovare sul Barro anche una delle più frequentate palestre di roccia del lecchese: la falesia di Camporeso. È famosa per la vasta scelta di itinerari, se ne contano 143, e la presenza di numerosi tiri tecnicamente facili, molto ricercati da principianti e climbers appassionati. Si sviluppa con una successione di placche non troppo ripide e muri verticali, con rari tratti di strapiombi. A pochi passi dalla falesia vi è un grande parcheggio aperto nei giorni di sabato e domenica all’interno della cava di Valle Oscura, mentre gli altri giorni si raggiunge dai sentieri che partono da Camporeso.
Nella frazione di San Michele si può ammirare l’incompiuta omonima chiesa progettata nel Seicento inoltrato dall’architetto milanese Attilio Arrigoni. Da allora, come scrive nel 1885 l’abate Stoppani, “rimase allo stato di scheletro spolpato, nido di pipistrelli, di falchi e di barbagianni, e stazione estiva di rondini”. Con l’intervento di restauro conservativo promosso dal Parco, il grandioso edificio è stato sottratto a un degrado che pareva inarrestabile e restituito alla comunità quale spazio di straordinaria suggestione immerso nella natura e utilizzato per eventi spettacoli, concerti ed eventi culturali.
Parco regionale Monte Barro
Villa Bertarelli
Via Bertarelli 11
Galbiate
parcobarro.lombardia.it
Eremo: Centro Parco “Giuseppe Panzeri” e Museo Archeologico (MAB)
Località Eremo di Monte Barro
Galbiate
Museo Etnografico dell’Alta Brianza (MEAB)
Frazione Camporeso
Galbiate