106. Scoprire i parchi della Brianza in bicicletta - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Scoprire i parchi della Brianza in bicicletta

La pozione nord della valle del Lambro, quella che taglia la Brianza, è oggi interessata da un complesso sistema di percorsi che ne favoriscono la fruizione. Tali itinerari si articolano lungo una ciclabile principale, che segue il fiume, e percorsi ad anello che si diramano dalla valle. La prima va dalla Villa Reale di Monza fino a Erba e ai laghi briantei. Attraversa tutta la valle incisa fra le leggere colline dell’alta Brianza, lungo un tracciato caratterizzato dalla presenza di mulini, aree umide e naturalistiche, testimonianze romaniche, piccoli borghi storici e ville di delizia poste sui piani alti affacciati sul fiume. Pedalare è anche un bel modo per scoprire che il Parco costituisce ancora l’habitat naturale per numerose specie vegetali e animali. Con partenza dalla stazione di Biassono, il tragitto tocca in breve la storica Villa Taverna, in località Canonica. A duecento metri dal ponte di questa frazione di Triuggio parte un itinerario che si allunga nella Valle del Pegorino, adatto alle mountain bike. L’itinerario principale risale invece lungo la valle fluviale toccando interessanti esempi d’archeologia industriale, fra cui lo stabilimento tardo ottocentesco della Manifattura Caprotti a Ponte Albiate e il Cotonificio dell’Acqua a Triuggio. Passa nel centro di Albiate e una volta ridisceso al Lambro accompagna i cicloturisti fino alla commovente Basilica dei Santi Pietro e Paolo di Agliate. Procede quindi fra le zone boscate del territorio di Veduggio con Colzano e da qui si spinge verso nord fino ai laghi di Alserio e Pusiano. L’itinerario, è ovvio, può essere percorso anche in senso contrario, dirigendosi fino a Monza e al suo Parco. Dalla città di Teodolinda un’altra ciclovia lungo il Villoresi permette di esplorare i territori a ovest, passando per Muggiò, Nova Milanese, Varedo, Bovisio Masciago, Limbiate, Seveso, Cogliate, Misinto, Barlassina, Lentate sul Seveso. A Muggiò l’itinerario lambisce la bella Villa Casati Stampa, attuale sede comunale, sorta su una preesistente struttura cinquecentesca e ricostruita tra il 1790 ed il 1796 in stile neoclassico su progetto del Pollack. Quindi raggiunge Varedo con la monumentale Villa Bagatti Valsecchi, edificio in stile eclettico, con rimandi stilistici al Rinascimento e al Barocco, costruito nel 1881 dai fratelli Giuseppe e Fausto. Sobria negli interni, la dimora rivela la sua magnificenza nella corte di ingresso ricca di statue e nello scenografico giardino. La villa è annunciata dal lungo viale prospettico che fa strada fino alla direttrice del Villoresi, canale d’irrigazione fra i più lunghi d’Italia: si allunga per ben 86 chilometri collegando il Ticino all’Adda. Progettato dall’ingegnere Eugenio Villoresi, viene costruito a partire dal 1888. Da Varedo con una breve deviazione si può raggiungere Villa Arconati, che oggi insieme al suo giardino è sede della Fondazione Augusto Rancilio. Sorge nella frazione di Castellazzo di Bollate, ed è un mirabile esempio di barocchetto lombardo settecentesco che per la sua ampiezza e lo stile grandioso è definita la piccola Versailles italiana. Tra le più belle e maestose Ville di delizia milanesi, si presenta ancora oggi nella struttura così come è completata dalla famiglia Arconati sul finire del Settecento. Da anni sta tornando al suo antico splendore grazie al progetto di restauro promosso dalla Fondazione. Al piano terra, si incontrano il Salone del Museo, dove è ancora collocata la statua romana di Tiberio, un tempo detta del Pompeo Magno, e il gabinetto per il monumento di Gaston de Foix, opera del Bambaja, che ora è esposto nella collezioni dei Musei Civici del Castello Sforzesco di Milano; seguono la biblioteca, un archivio e un laboratorio museale. La prima è lo spazio dove probabilmente un tempo sono conservati i fogli del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, che Galeazzo Arconati, nobile milanese fra i più grandi collezionisti di manoscritti di Leonardo da Vinci del suo tempo, acquista per 300 soldi  nei primi anni del Seicento. Qui li conserva insieme ad altri Codicini fino al 1637 quando decide di donare il Codice alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il Salone del Museo e altri spazi della Villa sono oggi sede di eventi istituzionali e privati, come convegni, conferenze e ricevimenti. Dallo Scalone d’onore splendidamente dipinto si accede al piano Nobile: si passa per gli appartamenti delle donne e il Salone della Musica fino a incontrare le scene dipinte dai fratelli Galliari, conosciuti come i maggiori scenografi del Teatro Ducale di Milano e di altre ville lombarde, e chiamati al Castellazzo dal 1750 da Giuseppe Antonio Arconati.

Continuando a seguire le sponde del Villoresi si passa per il Parco del Grugnotorto Villoresi, ampia distesa agricola punteggiata da presenze boschive, e il Parco delle Groane, che dal 1976, è una delle prime aree protette regionali, assicura la protezione di oltre ottomila ettari nell’alta pianura lombarda. La brughiera è l’habitat caratteristico di queste terre, Groane è l’espressione usata un tempo localmente per indicare le associazioni vegetali dominate dal brugo. Si giunge quindi a Limbiate, cittadina a sua volta punteggiata di dimore signorili. Villa Molinari Medolago, realizzata fra 1760 e 1764 in luogo di una struttura cinquecentesca su progetto dell’architetto Giuseppe Bianchi, presenta la tipica configurazione a U che contraddistingue molte residenze dell’epoca. Villa Bazzero Mella nasce come casa rurale e tale resta per tutto il Settecento. La trasformazione in vera e propria residenza nobiliare avviene solo alla metà del XIX secolo, per opera dei Bazzero, che divenuti proprietari arricchiscono l’edificio dotandolo fra l’altro di un bel giardino all’inglese. Nella frazione Mombello si ammira infine Villa Pusterla, che sorge in posizione panoramica sulla valle del fiume Seveso. Edificata su una preesistente dimora signorile cinquecentesca, viene trasformata all’inizio del Settecento in lussuosa villa con giardino all’italiana, parco e oratorio privato. Nel 1797 Napoleone Bonaparte la sceglie come sede del suo quartier generale e della corte. Ceduta nel 1863 alla Provincia di Milano, viene adibita a ospedale psichiatrico. Dopo Limbiate si attraversano fitte aree boschive e praterie che costituiscono le ultime tessere di una brughiera un tempo estesa a tutta l’area nord occidentale della Lombardia, oggi tutelate come già ricordato dal Parco delle Groane. A Lentate sul Seveso, destinazione finale, spicca l’Oratorio di Santo Stefano, splendido monumento tardo-trecentesco famoso per il considerevole ciclo di affreschi che illustra in quarantatré riquadri policromi la leggenda del Santo protomartire. Edificato quale cappella privata del castello dei Porro, l’oratorio presenta una semplice facciata a capanna arricchita da simboli araldici dei committenti. Un restauro eseguito nei primi anni Duemila ha riportato in luce l’affresco nella lunetta sopra il portale, raffigurante un’Imago Pietatis. Il dipinto è attribuito a Anovelo da Imbonate, della scuola di Giovanni da Milano, discepolo di Giotto, che è anche autore del più importante affresco dell’oratorio, la Crocefissione, e delle vele.

 

Villa Bagatti Valsecchi

Via Vittorio Emanuele II

Varedo

villabagattivalsecchi.it

 

Villa Arconati

Via Fiammetta 1

Castellazzo di Bollate

villaarconati-far.it

 

Oratorio di Santo Stefano

Piazza S. Vito 26

Lentate sul Seveso

comune.lentatesulseveso.mb.it

 

Parco delle Groane

Via della Polveriera 2

Solaro

parcogroane.it