103. Segrino d’autore: sulle tracce di Carlo Emilio Gadda - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Segrino d’autore: sulle tracce di Carlo Emilio Gadda

Torniamo a Eupilio, che a onore del vero è pure il nome di un comune alle pendici del Cornizzolo, affacciato sul lago di Segrino, lungo il cui perimetro di circa cinque chilometri si snoda un interessante circuito ciclopedonale. Con la sua forma stretta e allungata occupa gran parte di un solco vallivo chiuso a est dal Cornizzolo e a ovest dal Monte Scioscia, al limite meridionale del Triangolo Lariano. Le ampie fasce di canneto che lo cingono offrono rifugio a numerosi uccelli acquatici, stanziali e migratori. La bellezza naturale del luogo è decantata da famosi scrittori e poeti come Giuseppe Parini, Stendhal e Ippolito Nievo. Ma le acque colore smeraldo di questo specchio d’acqua richiamano un altro grande nome, quello di Carlo Emilio Gadda. A dirla tutta, il Gran Lombardo con questi posti vive un rapporto sofferto di amore e odio. A Longone al Segrino la sua famiglia possiede fino al 1937 una casa di campagna. L’edificio esiste ancora, però è trasformato e pressoché irriconoscibile. L’obiettivo che spinge Francesco Gadda, il padre di Carlo Emilio, a costruire una casa a Longone è chiaro fin dal principio: qui i suoi tre figli nel periodo estivo possono crescere «sani, vigorosi, allegri». In realtà, nonostante il panorama su laghi e  monti, la dimora di villeggiatura allo scrittore non piace, al punto che, nel 1936, scrive in una lettera a Gianfranco Contini: «La mia casa di campagna mi procura più grattacapi di una suocera isterica». E così l’anno seguente, dopo la scomparsa della madre, se ne disfa. Il fastidio di Gadda per questa villa diventa però il baricentro di uno dei suoi romanzi più noti, La cognizione del dolore. Il libro non è scritto a Longone al Segrino, ma l’edificio e il paese sono lo sfondo, la cifra che lo ispira. Nel piccolo paese, invece, scrive La madonna dei filosofi, La meccanica e altre opere. È noto che il doloroso dramma familiare al centro de La cognizione del dolore si svolge in una terra di fantasia, il Maradagàl, che sembra il Sudamerica, ma assomiglia molto anche alla Brianza. Longone al Segrino, Lukones nel romanzo, sorge lungo la strada provinciale nota come Valassina che dalla cittadina di Erba, El Prado, conduce fino a Canzo, Cabeza. Il lago del Segrino diventa il Seegrün e in lontananza si staglia il manzoniano Serruchón, il Resegone. Sempre in questo gioco letterario dolce amaro Milano diventa Pastrufazio. A Longone al Segrino, va pur detto anche questo, Gadda non è particolarmente ricordato. È comprensibile. Una certa resistenza non è dovuta tanto al fatto che le pagine dei suoi romanzi non sono sempre di facile lettura, quanto piuttosto all’insofferenza mai celata dal nostro verso gli abitanti di questi luoghi. Al netto di tutto ciò, è ugualmente divertente oggigiorno passeggiare per Longone al Segrino alla ricerca dei posti gaddiani. Ecco come è descritta la cittadina nel primo capitolo: «Lukones: un villaggio con oficina de correos (ufficio postale), telefono, levatrice, tabacchi, medico condotto, albergo del Leon d’Oro, lavatoio pubblico e beninteso parrocchia: lo traversa, con alcune svolte, la camionabile provinciale che dalla stazione e dalle pioppaie del Prado mena volutamente a Iglesia». L’abitazione dei Pirobutirro, la famiglia protagonista del libro, è così introdotta nello stesso capitolo: «dietro dal cui muro, lungo la stradaccia sassosa, arditi gettoni, come fruste, mettevano drupe tùmide e bleu contro l’azzurro del cielo di settembre, susine, di certo, dei susini di spalliera: proibite ai passanti». I riferimenti toponomastici, sebbene camuffati dietro ai termini di derivazione sudamericana del caratteristico pastiche gaddiano, potente miscuglio di dialetti, neologismi e termini tecnici, sono ancora lì. Pronti a svelarsi agli occhi del viaggiatore e del lettore attento.