102. L’incanto della natura e la modernità in Giovanni Segantini - Grand Tour nel cuore della Lombardia

L’incanto della natura e la modernità in Giovanni Segantini

«Se nei primi anni dell’ottanta uno di quei cittadini che si recavano a villeggiare nel Pian d’Erba avesse incontrato per i sentieri tra Corneno e Carella il nostro pittore, lo avrebbe scambiato per un mago. Portava quasi sempre un berretto da fantino, una larga giacca, calzoni corti da cacciatore; il viso si era abbronzato e la barba era rimasta incolta, le dense ciocche sfuggenti di sotto la testa del berretto gli davano un che di selvaggio; camminava quasi sempre solo, immerso in meditazioni dalle quali era difficile distoglierlo». Così lo scrittore Raffaele Calzini nel libro Segantini Romanzo della montagna del 1934 traccia i contorni di Giovanni Segantini, che dal 1881 al 1886 vive a Pusiano, Carella, Corneno, e infine a Caglio, sempre con al fianco la giovanissima compagna Bice Bugatti, sorella di Carlo, noto ebanista, e di Ettore, creatore della famosa automobile. Trentino di nascita, nasce ad Arco nel 1858, Giovanni in verità di cognome fa Segatini, è lui a correggerselo anni più tardi, aggiungendo una enne. Alla morte della madre, il padre se ne sbarazza, mandandolo a Milano presso una figlia di primo letto, Irene. Il giovane cresce tra vagabondaggi e riformatorio, fino a quando viene affidato a un altro fratellastro, Napoleone, che sta a Borgo Valsugana. Tornato a Milano frequenta i corsi serali di Brera, che gli danno modo di andare a lavorare dal Tettamanzi, un decoratore, di insegnare disegno in riformatorio e infine di frequentare le lezioni diurne dell’Accademia. In breve diventa una delle speranze della scena artistica milanese, sostenuto da Emilio Longoni e Vittorio Grubicy. Nel 1881, come poc’anzi detto, Segantini si trasferisce a Pusiano. Il piccolo villaggio è identificato come il luogo ideale per assaporare la natura e i tramonti che esercitano una forte attrazione su di lui. Insieme a Bice va a vivere in Via della Torre, ora Via Madonna della Neve, in una casa circondata da un bel giardino dal quale, in lontananza, si vedono le colline brianzole. Giovanni si mette a lavorare intensamente sia in casa sia fuori, mentre lei gli legge libri ad alta voce, accompagnamento indispensabile per la sua concentrazione. Nascono così Raccolta dei bozzoli, Zampognari, La benedizione delle pecore e A messa prima, scene di genere che si stagliano sui paesaggi, in parte reinventati. L’incanto del lago di Pusiano è invece imprigionato nell’Ave Maria a trasbordo. La striscia di terra che divide il quadro fra cielo e acqua, un filo di paesaggio sottile, è uno dei più commoventi tributi alla Brianza dei campanili, che con i loro rintocchi ritmano la vita. A conclusione del periodo trascorso tra le colline brianzole Segantini dipinge Alla stanga. L’opera è eseguita dal vero sull’altopiano di Caglio e richiede mesi di lavoro. Vi si raffigura il confine, segnato appunto dalla stanga, fra le due zone di pascolo di Caglio e di Sormano. Il dipinto, il primo di dimensioni monumentali, segna una svolta nell’opera dell’artista, imperniato come è sui valori dello spazio, della luce e sul rapporto tra figura e ambiente. Col grande quadro di Caglio la critica è solita individuare la fine del periodo naturalista  di Segantini, che da quel momento in avanti passa al divisionismo, coi colori mischiati direttamente sulla tavolozza. Contemporaneamente abbandona la Brianza e le Prealpi e sale in montagna, a Savognin e poi al Maloja, sospeso tra l’Engadina e la Bregaglia. Muore a soli 41 anni e viene seppellito lassù, nel microscopico cimitero del Maloja, tra i laghi e le nevi perenni. Dal 2019 Pusiano, il paese dei tramonti, omaggia il grande artista con il Percorso Segantini, un’esposizione permanente allestita tra le vie cittadine per illustrare il periodo brianzolo (1881-1886) e la fase giovanile del pittore, diventato poi uno dei grandi maestri italiani.

 

Percorso Segantini

Pusiano

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