076. Un avido faccendiere e una monaca scandalosa - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Un avido faccendiere e una monaca scandalosa

Palazzo Marino oggi è per tutti la sede del Comune di Milano. La sua storia però è lunga, intrigante e incrocia le venture narrate dal Manzoni ne “I promessi sposi”. Cominciamo dal principio. L’edificio, la cui costruzione parte nel 1557, è commissionato all’architetto perugino Gaetano Alessi da Tommaso Marino, membro di una spregiudicata famiglia genovese di banchieri che è in affari con la città di Milano da qualche decennio. Sfidando le regole tanto care ai milanesi che suggeriscono sempre e ovunque sobrietà, il progettista si inventa un palazzo sfacciato nella sua imponenza. Non sorprende, del resto sembra che Don Marino sia solito muoversi solo se circondato da alcuni figuri che somigliano molto ai Bravi del Don Rodrigo manzoniano. Tra le mura del fabbricato si consumano tragedie: un figlio del proprietario assassina un servo e un altro uccide la moglie in un impeto di gelosia. Marino esce male da queste vicende, prima finisce in carcere e in seguito vede la sua fama offuscarsi inesorabilmente. Al contrario aumentano i suoi debiti. Quando muore, all’età di 97 anni, lascia un impero finanziario in disfacimento e due figlie sul lastrico. Una, Clara, può contare sulle fortune del marito, l’altra, Virginia, no. È vedova con sei figli da crescere. Per far fronte agli obblighi ereditati dal padre deve stringere la cinghia. Finché incontra Martino de Leyva, nipote del primo governatore della città, che s’infatua di lei. I due convolano a nozze nel 1574 e vanno a vivere in un’ala dell’avito palazzo che affaccia tra Piazza San Fedele e Case Rotte. Lì, in quella che oggi è chiamata Sala Verde, l’anno dopo viene alla luce Marianna, destinata a passare alla storia come la Monaca di Monza, l’infelice Suor Virginia che, è sempre bene ricordarlo, è vissuta davvero. La piccola resta orfana di madre quando non ha ancora un anno. Cresce nell’indifferenza del padre, affidata all’arcigna zia Clara. Pian piano è spogliata di tutte le rendite familiari e a 13 anni, nella primavera del 1588, su ordine del padre è mandata al monastero di Santa Margherita a Monza. Tutto quel che accade dopo è narrato dal Manzoni. Per dovere di cronaca, il palazzo si deteriora e per un paio di secoli ospita in una parte gli uffici per la riscossione di tasse e gabelle. Nel 1861, dopo l’Unità d’Italia, diventa sede del Comune di Milano. L’architetto Luca Beltrami ne cura il restauro. Durante i bombardamenti del 1943 una parte viene distrutta. Vanno perse la volta affrescata e gli affreschi sottostanti di Sala Alessi.

 

Palazzo Marino

Piazza della Scala 2

Milano

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