Girovagando fra le sponde dell’Adda pare di avvertire la sensazione che qui, dopo il passaggio di Leonardo da Vinci, il connubio tra bellezza, arte e ingegneria sia diventato una costante. Pare quasi che la terra e l’acqua abbiano assorbito e custodito l’immenso sapere del genio per rilasciarlo neo corso dei secoli ad altri uomini visionari. Tra questi meritano una menzione speciale gli “elettrici”: Giuseppe Colombo, Carlo Esterle, Angelo Bertini e Guido Semenza. È grazie a loro se lungo il fiume si aprono elettrizzanti cantieri che conducono Milano nel novero delle città industriali più evolute.
Facciamo un passo indietro. Nel 1879 Thomas Alva Edison inventa le lampadine a filamento di carbone e poco dopo brevetta un sistema di distribuzione della corrente, che vede le sue prime applicazioni a Londra per illuminare l’Holborn Viaduct e a New York, in Pearl Street, nel 1882.
In quel medesimo anno l’ingegnere lombardo Giuseppe Colombo, fondatore del Politecnico, incontra Edison per la prima volta a Menlo Park, nel quartier generale dell’inventore, e in seguito a New York. Tornato in Italia, con il sostegno di alcune banche dà vita a Milano al Comitato Promotore per l’Applicazione dell’Energia Elettrica in Italia: acquista i brevetti sviluppati negli Stati Uniti da Edison e realizza nel cuore del capoluogo lombardo, sul luogo dove sorgeva il vecchio Teatro di Santa Radegonda, la prima centrale elettrica del Vecchio Contenente, i cui generatori l’anno successivo – fra lo stupore e la meraviglia di dame e gentiluomini – accendono ben 2880 lampade nel Teatro alla Scala. L’energia è prodotta utilizzando motori a vapore che impiegavano quale combustibile il carbone, la distribuzione è effettuata in corrente continua a tre fili, il sistema Edison appunto.
La centrale a carbone di Milano è un’autentica meraviglia per l’epoca, ma la spinta innovatrice la rende obsoleta in un decennio. Il sistema Edison, che sembra avere risolto il problema della produzione centralizzata dell’elettricità, utilizza corrente continua, e ciò limita a circa 600 metri il raggio d’azione delle centrali avviate. La messa a punto del trasformatore rilancia il ruolo della corrente alternata, che già da qualche anno ha un suo acceso sostenitore in Nikola Tesla. A differenza della continua, questa è suscettibile di trasformazione e quindi può essere trasmessa su lunga distanza senza rilevanti perdite di potenza. L’adozione della corrente alternata, insomma, permetterebbe di distribuire l’energia su un’area immensamente più vasta e aprirebbe la possibilità di utilizzare l’acqua in luogo del vapore. L’esperimento che segna la svolta matura, a Tivoli, lungo le sponde dell’Aniene, dove per la prima volta al mondo si riesce nel miracolo: l’energia elettrica è trasportata a distanza, fino alla città di Roma. La distribuzione è effettuata in corrente alternata. Ora che la strada è tracciata anche sull’Adda si affrettano i tempi.
La prima idea di sfruttare quello che per secoli è stato un grosso intralcio alla navigazione sull’Adda, ovvero il dislivello nel tratto tra Paderno e Porto, è dell’ingegner Cesare Cipolletti e risale al 1877: uno studio intitolato Sulle forze idrauliche che possono crearsi nell’Alto Milanese e condursi a Milano propone di utilizzare due derivazioni d’acqua ad uso industriale dai due fiumi maggiori che delimitano il territorio milanese: l’Adda a Paderno e il Ticino a Vizzola. L’autore lasciava però insoluto il problema del trasporto di quell’energia idraulica. Dopo il successo tiburtino l’ingegnere Enrico Carli presenta alla Società Edison un progetto avanzato che prevede la costruzione di una diga di presa, del tipo cosiddetto Poirée, formata da panconcelli di legno, e del canale d’adduzione, derivato a monte delle rapide e costituito in parte dal vecchio Naviglio, un salto di quasi trenta metri, l’allestimento di una officina elettrica e la messa a punto della linea di trasmissione per il trasporto dell’energia a Milano. A realizzare il progetto definitivo concorrono le migliori menti scientifiche dell’epoca e le imprese più innovative. L’ingegnere Paolo Milano, già collaboratore del Carli, completa il progetto idraulico. Cesare Saldini e Giuseppe Ponzio, entrambi allievi del Colombo al Politecnico, progettano le sette turbine che vengono costruite a Milano dalla Riva & Monneret nello stabilimento di via Savona. Charles Eugene Lancelot Brown, imprenditore svizzero, fondatore della Brown, Boveri &Cie si occupa dei generatori. Il progetto è curato nei suoi dettagli da Guido Semenza, ingegnere, inventore, studioso di Leonardo da Vinci, e supervisionato da Galileo Ferraris. Il 28 settembre 1898 la centrale idroelettrica di Paderno, che dopo il 195 è intitolata alla memoria di Angelo Bertini, entra in esercizio. Per la verità l’officina elettrica è ubicata a Porto d’Adda, frazione di Cornate, mentre a Paderno insiste l’opera idraulica di captazione delle acque. È la più potente d’Europa, seconda nel mondo solo a quella del Niagara. Dopo un salto di quasi trenta metri, le condotte d’acciaio chiodato muovono le turbine che generano una potenza di oltre 10 MW. Il fabbricato centrale, con un volume di circa trentamila metri cubi, è decorato all’interno con motivi ornamentali e rivestito all’esterno di pietra locale, il famoso ceppo dell’Adda. Questo impianto idroelettrico contribuisce a spingere un passo più in là la storia dell’umanità. Nel 1998, in occasione del centenario, un attento restauro riporta alla luce gli elementi decorativi anneriti dal tempo. Con l’occasione l’impianto è ammodernato: quattro turbine Francis ad asse orizzontale, della potenza di oltre 3 MW ciascuna, ciascuna accoppiata ad un alternatore sincrono, sostituiscono i macchinari precedenti. Per il resto, nulla è cambiato: l’acqua prelevata dal fiume viene fatta precipitare fra le giranti e diventa energia. La magia si ripete da oltre un secolo eppure non smette di intrigare.
Centrale Edison Angelo Bertini
Via XXV aprile 18
Cornate d’Adda