027. Villa Melzi d’Eril e la “riviera” - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Villa Melzi d’Eril e la “riviera”

Tra i viaggiatori del Settecento si annovera anche qualche donna, come per esempio Madame Du Boccage, all’anagrafe Anne-Marie Le Page. Animatrice dei salotti parigini, amante dei viaggi, durante un tour in Italia appunta sul suo diario la bellezza di “due villaggi ricchi di dimore deliziose” e di “un aranceto a terrazze che si estende al di sotto, dove scorre l’Adda, fiume separato dal canale superiore solo da un muro di dodici piedi di spessore”. Il riferimento è alla cosiddetta “riviera” dell’Adda, cioè la riva sopraelevata del naviglio, in corrispondenza di Vaprio, caratterizzata dalla presenza di ville nobiliari. Ancora oggi, alzando lo sguardo sul poggio che sovrasta il paese, si può osservare a sinistra villa Visconti, riconoscibile per un tondo con lo stemma del nobile casato milanese e caratterizzata da un’ampia terrazza rivolta al naviglio e al fiume. Sotto di essa, quasi come un contrappunto si trova il lavatoio pubblico con le sue belle colonne in pietra e capitelli. Sempre in alto, sorge Villa Melzi d’Eril. Benché il primo nucleo sia antecedente alla nascita del Naviglio e la sua fondazione prenda avvio dai resti di un castello medievale, è proprio al Martesana che deve la sua conformazione attuale, di gusto rinascimentale, elegantissima nella sua lineare semplicità, dominante lo scenografico giardino che con ampi terrazzi panoramici digrada verso il canale e il fiume. Oltre alle memorie napoleoniche, di cui resta ampia traccia nel ricco archivio familiare, la villa serba il ricordo degli ospiti illustri che vi soggiornano, da Margherita d’Austria a Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel, in viaggio per le nozze con l’imperatore Carlo VI d’Asburgo, dal governatore della Lombardia Karl di Löwenstein all’imperatrice Maria Teresa. Tuttavia la fama della villa si deve soprattutto al fatto di avere ospitato ripetutamente Leonardo da Vinci, quando era abitata da Girolamo Melzi, il padre di Francesco, uno degli allievi prediletti del maestro. Durante il periodo della sua seconda permanenza a Milano, tra il 1508 ed il 1513, Leonardo appronta anche un progetto di ampliamento, che però non ha seguito. La tradizione vuole riconoscere un intervento del genio nel grande affresco nella galleria al primo piano, detto il Madonnone. Recenti studi ritengono più verosimile che l’autore sia un suo allievo, probabilmente lo stesso Francesco Melzi. Nella nobile dimora sono conservati per alcuni anni i preziosi manoscritti di Leonardo, riportati in Italia proprio dal Melzi dopo la scomparsa del maestro avvenuta nel 1519 a Clos Lucé, in Francia. Francesco custodisce con cura il lascito fino al 1570, anno della sua morte. Tale Lelio Gavardi di Asola, preposto di San Zeno a Pavia e “maestro d’humanità” della famiglia Melzi racconta di avere visto nella villa di Vaprio “in casse antiche molti disegni, libri e strumenti lasciativi da Leonardo”. Si è tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, da allora inizia la dispersione di questi manoscritti, fatta di furti, vendite e regalie. Oggi gli originali di Leonardo sono conservati nelle più varie e diverse località del mondo. Solo per citarne alcune: Firenze, Torino, Milano, Parigi, Madrid, Londra.

Se la storica Villa Melzi d’Eril è il gioiello più prezioso tra le nobili dimore di Vaprio, non mancano nell’abitato altri episodi interessanti. Tra questi il palazzo Simonetta Archinto, di origine barocca, ma più volte modificato nei secoli seguenti, che oggi ospita il Municipio e la Biblioteca civica, la seicentesca villa Sioli Guidoboni, la cui pianta a U racchiude un elegante cortile d’onore, e la villa Palemi Facò, anch’essa ricostruita in età barocca, con giardino che digrada verso il canale della Martesana. Sempre a Vaprio, ma lontana dal centro abitato, sorge villa Castelbarco Albani, una delle maggiori in Lombardia, coronata da un parco di ottocentomila metri quadrati.

 

Villa Melzi d’Eril

Vaprio d’Adda