010. Riflessi del maestro nei musei milanesi - Grand Tour nel cuore della Lombardia

Riflessi del maestro nei musei milanesi

L’eredità artistica di Leonardo è un aspetto ancora poco noto al grande pubblico, ricco di continue e affascinanti scoperte. In realtà non è ancora del tutto chiaro se una scuola leonardesca sia realmente esistita e, nel caso, se si sia costituita per volontà esplicita del maestro o, viceversa, se si sia formata in modo quasi spontaneo. Fatta naturalmente eccezione per quei pochi artisti dei quali sappiamo per certo che sono presenti – chi per più tempo chi per meno – nella prima e nella seconda bottega milanese. I nomi di questi emergono dalle note autografe del maestro: Giovanni Antonio Boltraffio, Marco d’Oggiono, Gian Giacomo Caprotti, forse Francesco Napolitano e Giampietrino poco dopo, Giovanni Ambrogio de Predis e Cesare da Sesto, Francesco Melzi più tardi ancora. A questi si aggiungono artisti che, pur non essendo stati allievi diretti di Leonardo, risentono in modo profondo del suo stile, come Bernardino Luini, Andrea Solari, Giovanni Agostino da Lodi e altri ancora. Tutti quanti, allievi diretti o indiretti, sono tradizionalmente indicati con il termine Leonardeschi. Anche attraverso di loro viene lasciata un’impronta indelebile sulla pittura lombarda, italiana e mondiale. Molti studiosi oggi sono difatti concordi nel ritenere che Leonardo non vada studiato solo attraverso le sue opere, ma anche quelle degli artisti che sono stati influenzati dal suo lavoro. A tal riguardo Milano offre davvero tante occasioni di approfondimento.

Nella Pinacoteca del Castello Sforzesco, per cominciare, sono esposti alcuni lavori dei suoi maggiori allievi: tra questi, forse il più famoso è la Madonna col Bambino, san Giovannino e l’angelo di Marco d’Oggiono, una replica della Vergine delle rocce di Leonardo di alta fattura. Dello stesso Marco d’Oggiono si ammira un altro dipinto, Le Nozze di Cana. Qui si trovano anche una bella Maddalena di Giovan Pietro Rizzoli detto il Giampietrino, autore appartenente alla rosa degli allievi diretti di Leonardo, un ritratto muliebre di Andrea Solario e alcuni tondi attribuiti al Maestro della Pala Sforzesca, un leonardesco per il quale non si è ancora riusciti a trovare un nome.

Altro tempio della pittura leonardesca è la Pinacoteca di Brera, tra l’altro annoverato tra i maggiori musei nazionali, qui sono esposti capolavori di Piero della Francesca, Bramante, Mantegna e Caravaggio. Nelle sue sale sono presenti anche quasi tutti gli artisti che guardano a Leonardo. Tra le più significative vanno annoverati gli affreschi di Bernardino Luini, parte del ciclo delle Storie della Vergine e di San Giuseppe proveniente dalla cappella di San Giuseppe in Santa Maria della Pace a Milano, staccati e trasportati su tela in diverse fasi, fra il 1805 e il 1875. E poi, ancora, la Pala Sforzesca che la critica attribuisce sempre all’enigmatico Maestro della Pala Sforzesca, la Madonna dei Garofani di Giovanni Andrea Boltraffio e i Tre Arcangeli di Marco d’Oggiono; quest’ultimo quadro, in particolare, appare come una miscellanea di motivi vinciani, pur con tutti i meriti e i limiti che possono avere le opere pedissequamente ossequiose di canoni predefiniti: il vasto e suggestivo paesaggio di sfondo, gli atteggiamenti degli Arcangeli, il gesto della mano di Gabriele e soprattutto la mano sinistra di Michele che ripete alla lettera il movimento della Madonna nella “Vergine delle rocce” del Louvre. Sempre a Brera si possono ammirare la Madonna dell’albero di Cesare da Sesto, la Madonna del Roseto di Bernardino Luini, la Madonna col Bambino del Giampietrino, la Madonna col Bambino di Francesco Galli, il Battesimo di Cristo che trova uniti nell’esecuzione Marco d’Oggiono e Giovanni Agostino da Lodi.

Un cospicuo nucleo leonardesco è conservato pure al Museo Poldi Pezzoli, che custodisce anche preziose testimonianze utili a comprendere l’atmosfera in cui era immersa la corte sforzesca, quali tessuti rinascimentali, oreficerie e sculture dell’epoca. Tra i dipinti più significativi ci sono la Madonna col Bambino di Giovanni Antonio Boltraffio e l’Ecce Homo di Andrea Solario.

Molte opere dei Leonardeschi un tempo ornavano le chiese di Milano è solo più tardi sono state raccolte nelle collezioni cittadine. Per farsi un’idea del rilevante contributo offerto in tale direzione dai seguaci di Leonardo è utile visitare il Museo Diocesano. Tra i dipinti custoditi dall’istituto di piazza Sant’Eustorgio due spiccano per interesse. Il primo è di Giovan Pietro Rizzoli, detto Giampietrino, e s’intitola Cristo portacroce. L’artista realizzò l’opera osservando un disegno del maestro, ora custodito alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, risalente con ogni probabilità a un tempo vicino a quello del Cenacolo o appena successivo. Cristo, mostrato di spalle, volge il capo e lo sguardo sofferente verso l’osservatore. Questa invenzione, secondo la critica, è alla base di un gruppo di libere derivazioni prodotte nell’ambito della cerchia leonardesca milanese. In effetti esistono numerose derivazioni del prototipo vinciano e anche il Giampietrino replica più volte il soggetto nel corso della sua attività, con minime varianti: altri esemplari sono conservati alla Pinacoteca dell’Accademia di Belle Arti di Vienna, alla National Gallery di Londra e alla Galleria Sabauda di Torino. Il secondo dipinto è invece una pala dell’ultima fase dell’attività di Marco d’Oggiono, la Madonna in trono con il Bambino, san Gerolamo, san Bernardino da Siena e san Giovanni da Capestrano, che l’artista esegue tenendo ancora una volta come riferimento la Vergine delle rocce.

 

Pinacoteca Castello Sforzesco

Piazza Castello

Da martedì a domenica 10-16.30

pinacoteca.milanocastello.it

 

Pinacoteca di Brera

Via Brera 28

Da martedì a domenica 8.30-19.15

pinacotecabrera.org

 

Museo Poldi Pezzoli

Via Manzoni 12

Da mercoledì a lunedì 10.00-13.00 e 14.00-18.00

museopoldipezzoli.it

 

Museo Diocesano

Corso di Porta Ticinese 95

Da martedì a domenica 10.00-18.00

museodiocesano.it