Eccoci di fronte a un altro luogo che racconta molto di Leonardo. Sui resti della fortificazione medievale nota come Castello di Porta Giovia gli Sforza erigono un nuovo maniero e lo trasformano nel centro strategico del loro potere. Nel 1490, in occasione delle nozze fra Galeazzo Maria Sforza e Isabella d’Aragona, le sale ospitano la Festa del Paradiso. A curare gli allestimenti viene chiamato Leonardo, già in città da otto anni. S’inventa un prodigioso ordigno teatrale per proiettare sulla volta celeste, quasi come in un moderno planetario, gli astri disposti secondo il mese di nascita della festeggiata. Sono anni in cui l’astronomia è considerata una scienza occulta e le credenze sull’influsso delle stelle sono assai diffuse. Le coreografie e i macchinari inventati per l’occasione appaiono così spettacolari agli invitati che in città non si parla quasi d’altro per mesi. Più tardi l’artista è chiamato dalla corte ducale a decorare i Camerini del Castello. A quanto pare si tratta di un incarico di ripiego, una compensazione del danno procuratogli dalla repentina decisione del Moro di rinunciare al monumento equestre in memoria di suo padre Francesco, un’opera alla quale Leonardo lavora da tempo.
L’artista si adatta e accetta il nuovo incarico. Nelle stanze del Castello è costretto a lavorare al fianco di uno stuolo di decoratori a giornata e subisce anche le sollecitazioni dei funzionari ducali. Insomma non può permettersi l’estrema libertà con la quale è abituato a lavorare. In ogni caso l’opera non è portata a termine, complici la proverbiale lentezza che Leonardo ritiene necessario concedersi e l’arrivo dei Francesi. Tuttavia il risultato finale è stupefacente.
La Sala delle Asse è uno dei tre luoghi di Milano – gli altri due sono il refettorio di Santa Maria delle Grazie dove si ammira l’Ultima cena e la Pinacoteca Ambrosiana che conserva il Ritratto di musico – dove ancora si conservano dipinti di Leonardo: un pergolato di diciotto gelsi progettato come un grande trompe l’oeil in omaggio al duca di Milano, Ludovico il Moro. Morus in latino è il termine che designa il gelso, e il Moro dà particolare impulso alla coltivazione di questa pianta per incentivare la produzione della seta.
Il Castello, nei secoli, viene usato come fortezza militare e prigione, e molte delle sue stanze subiscono pesanti alterazioni: tra queste anche la Sala delle Asse, che è imbiancata in epoca non meglio precisata; forse sono gli stessi Francesi, appena entrati in città, a ricoprire ogni spazio di biacca. Viene riscoperta nel 1893, praticamente all’inizio dei grandi lavori di ristrutturazione di tutto il complesso. Una volta rimosso l’intonaco che copre le decorazioni, torna alla luce il frondoso pergolato. Purtroppo un disinvolto restauro pittorico compiuto a inizi Novecento compromette seriamente l’opera. Per una completa valorizzazione occorre attendere il 2013, anno in cui parte un accurato restauro che riporta il capolavoro al suo originario splendore. Durante i lavori sono emerse anche molte porzioni di disegno preparatorio. In occasione delle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, lo spazio viene eccezionalmente aperto al pubblico e viene anche realizzato un video tuttora disponibile sul sito del castello, così come sono disponibili i filmati che documentano i progressi di questo complesso intervento tuttora in corso.
Se vi state domandando a cosa deve il suo nome la sala, la risposta è semplice: al rivestimento ligneo che in età sforzesca è utilizzato per rendere alcuni ambienti meno freddi e più confortevoli, ma che viene levato proprio per dare avvio alla campagna decorativa.
Castello Sforzesco
Piazza Castello
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