La Cappella della Regina Teodolinda si apre nel braccio settentrionale del transetto del Duomo. Per restituire tutto il suo splendore al ciclo di affreschi degli Zavattari qui conservato, preziosissimo capolavoro dell’arte tardo gotica, sono occorsi sette anni di restauri. Le quarantacinque scene presenti narrano la storia della sovrana a partire dai resoconti storici di Paolo Diacono (VIII secolo), autore della Historia Langobardorum, e di Bonincontro Morigia (XIV secolo), autore del Chronicon Modoetiense. Cinquecento metri quadri di pareti dipinte, cinque diversi registri, ottocento personaggi accompagnano il visitatore in un lungo racconto della vita della regina longobarda e, al tempo stesso, offrono un mirabolante spaccato della vita all’epoca di Filippo Maria Visconti. È lui difatti a commissionare il ciclo alla bottega degli Zavattari nel 1441, in occasione del matrimonio della figlia Bianca Maria con Francesco Sforza. Quella che lo storico dell’arte Antonio Paolucci ha chiamato la Cappella Sistina del Nord, offre un incredibile campionario del costume rinascimentale: abiti e broccati, acconciature e cappelli, armature e tavole imbandite.
Nell’altare della Cappella di Teodolinda è custodita la Corona Ferrea, considerato tra i prodotti di oreficeria più importanti e densi di significato di tutta la storia dell’Occidente. È uno degli oggetti più affascinanti e nel frattempo ancora ammantati di mistero giunti a noi dall’epoca alto-medioevale. Come attestano le incoronazioni, in passato è oggetto di una devozione smisurata e sancisce l’assenso del potere temporale della Chiesa alle singole egemonie politiche che di volta in volta si vanno affermando. L’anello di ferro collocato al suo intorno è cinto d’oro, gemme e smalti che impreziosiscono sei piastre rettangolari incernierate tra loro lungo il lato corto. La tradizione vuole che proprio in questo cerchio sia sistemato uno dei chiodi della Croce di Cristo: una reliquia che sant’Elena avrebbe rinvenuto nel 326 durante un viaggio in Palestina e inserito nel diadema del figlio, l’imperatore Costantino. La Corona sarebbe quindi legata alla passione di Cristo e al primo imperatore cristiano, e ciò spiega il valore simbolico attribuitole dai re d’Italia che scelgono di usarla nelle incoronazioni per attestare l’origine divina del loro potere e il legame con gli imperatori romani. Secondo studi recenti potrebbe trattarsi di un’insegna reale tardo-antica, forse ostrogota, passata ai re longobardi e pervenuta infine ai sovrani carolingi che, dopo averla fatta restaurare, l’avrebbero donata al Duomo di Monza.