Teodolinda, la regina dei Longobardi che converte i pagani, lega il suo nome soprattutto alla città di Monza, dove fonda la prima chiesa, sulla quale oggi sorge il Duomo, al cui interno la Cappella degli Zavattari, gioiello pittorico restaurato non da molto, racconta la vita della bionda ed elegante sovrana morta a 58 anni. In realtà attorno alla sua figura è possibile costruire un singolare itinerario storico-culturale che accentua i già evidenti legami tra Monza e la Brianza. La leggenda racconta ad esempio che la regina, con diciotto dame della sua corte, fa spesso visita al monastero di Cremella per un ritiro spirituale. Alle monache di Cremella essa avrebbe anche donato un anello di zaffiro che i brianzoli per vari secoli vanno a farsi porre sulle pupille per guarire dal mal d’occhi. Sembra che questo anello esistesse ancora al momento della soppressione del monastero a fine Settecento.
A Teodolinda sono attribuiti anche il prosciugamento di paludi intorno al lago di Oggiono e nella valle di Rovagnate, l’erezione di parecchie chiese, la costruzione sul Colle di Brianza di un palazzo dove si reca in villeggiatura e altro ancora. Più di una pagina delle Notizie istoriche della Brianza di Carlo Redaelli sono dedicate al tema: «A Teodolinda», si legge, «la tradizione popolare e scritta attribuisce l’erezione del campanile che vedesi sul vertice del colle detto per antonomasia Monte di Brianza: aggiunge, che da esso pendeva già il campanone di Brianza, su del quale leggevasi ad tutelam Brianteorum, e che suonavasi al tempo di questa regina per la convocazione de’ Comizj de’ popoli briantei, e che Brianza tutta poi appellavasi sin dove arrivava il suono della campana». Altri studiosi, però, assicurano che l’erezione del campanile è ben lungi dal riferirsi all’epoca dei Longobardi. In ogni modo il campanone rimane un simbolo della Brianza anche se non chiama più a raccolta i suoi abitanti.
La tradizione insiste: se non proprio sul Monte di Brianza, che è in territorio di Colle Brianza, Teodolinda qualcosa deve aver costruito su un altro poggio più in basso. E indica allora il castello della regina Teodolinda a Brianzola, uno degli agglomerati che fanno parte del comune di Castello di Brianza. Ma anche questa volta molti storcono il naso, sottolineando che gli avanzi di mura esistenti non mostrano d’essere parte di un fabbricato di quelle lontane età, come la tradizione vorrebbe. Ci sarebbe poi anche Rovagnate, altro luogo dove sembra che la regina abbia posseduto un palazzo di villeggiatura. Addirittura si racconta che nella frazione di Casternago avrebbe prosciugato un laghetto nel quale era annegato un suo figlio. C’è infine il caso di Cernusco, al cui nome viene aggiunto un esplicito Lombardone perché si dice che pure qui esistesse una sede di villeggiatura della corte di Teodolinda.
È stato osservato da alcuni che se la sovrana longobarda avesse davvero risieduto in tutti i luoghi dove le leggende ne indicano le tracce, avrebbe dovuto possedere il dono dell’ubiquità o cambiare dimora ogni giorno in vita sua. Tuttavia le storie e leggende che si accompagnano al mito di questa sovrana perdurano nei secoli e in fondo seguirle è pur sempre un bel modo per conoscere i «dolci colli, ove si sente tutto il bel di natura», come scrive Vincenzo Monti.